L’Alternanza scuola-lavoro. Orientamento, competenze e qualifiche in Europa e in Italia
7 novembre 2016
Camera dei Deputati
Nuova aula del Palazzo dei Gruppi parlamentari
Un accordo tra ministero del Lavoro e Fonarcom perché l'alternanza scuola-lavoro diventi “un elemento ordinario dei nostri sistemi scolastici e formativi”. L'annuncio è arrivato dal sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali Luigi Bobba, intervenuto al convegno che si è svolto alla Camera dei deputati per tracciare un primo bilancio dell’alternanza scuola-lavoro in base all'esperienza di ScholarsJob. Il progetto, operativo dal 2015, è stato ideato e realizzato da Confsalform, il consorzio per la formazione della Confsal, e ha ricevuto un forte impulso grazie al protocollo tra ministero dell'Istruzione e FonarCom, fondo interprofessionale costituito da Confsal e da Cifa, che favorisce il raccordo tra sistema produttivo e istituzioni scolastiche. Al momento ScholarsJob coinvolge molti studenti di diverse Regioni italiane. Attraverso questo progetto si offre ai ragazzi un percorso triennale strutturato con attività formative durante l’orario scolastico e con attività di stage e di tirocini curricolari nelle strutture ospitanti, anche nei periodi di sospensione delle lezioni. Le competenze raggiunte vengono certificate all’interno di una piattaforma informatizzata online.
“Non possiamo accettare che ci siano tanti ragazzi in quella zona di limbo, ovvero quelli che oggi chiamiamo neet, che non sono né al lavoro né a scuola” spiega il sottosegretario Bobba. “C'è bisogno di percorsi formativi differenziati che consentano di studiare, di formarsi, di acquisire conoscenze e allo stesso tempo di lavorare e soprattutto di acquisire delle competenze”. Il protocollo che verrà siglato anche con Ministero del Lavoro “è una presa di impegno comune tra il ministero e Fonarcom per spingere, per creare le condizioni, per rinsaldare i legami in modo che quella via dell'apprendistato formativo, del sistema duale, dell'alternanza scuola-lavoro, diventi un elemento ordinario dei nostri sistemi scolastici e formativi”. Sulla stessa lunghezza d'onda il segretario generale dello Snals e della Confsal, Marco Paolo Nigi: “L'alternanza deve rappresentare lo strumento per la conoscenza reciproca tra sistema educativo e produttivo, un fattore determinante in un contesto in rapida evoluzione” ha chiarito. Secondo il leader della confederazione dei sindacati autonomi “non è in gioco solo il ruolo della scuola, che deve innovarsi e adeguarsi alle nuove sfide, ma anche il ruolo delle imprese che, soprattutto per la configurazione del mondo produttivo italiano formato da piccole e medie aziende, sono anch’esse nella necessità di acquisire una nuova cultura e nuovi strumenti. La scuola deve collaborare anche con il mondo esterno, con le imprese, le università e le start-up innovative. L’alternanza - ha concluso - deve rappresentare lo strumento per la conoscenza reciproca tra mondo produttivo e mondo della formazione”. “L'alternanza scuola-lavoro deve continuare dopo la secondaria specie per chi decide di inserirsi nel mondo del lavoro ma anche per chi al contrario opta per gli studi universitari” ha rilevato il segretario vicario dello Snals-Confsal, Achille Massenti.
Per Klaus Heeger, segretario generale della Cesi, la confederazione europea dei sindacati autonomi, diffondere l’alternanza scuola-lavoro in Europa e promuovere lo strumento dell’apprendistato significa investire e “mettere al centro le risorse umane, formare i giovani lavoratori e i cittadini del futuro”. “Per i giovani - ha sottolineato Heeger - l'alternanza offre l'opportunità di toccare con mano il mondo del lavoro e per le imprese investire nei giovani permette di integrare un lavoratore già formato sul luogo di lavoro”. L'alternanza è peraltro prevista dalla legge 107/2015, la cosiddetta “Buona scuola” che secondo Giacomo Tizzanini, tecnico del Miur, è “un grande atto di fiducia nei confronti delle scuole e della loro capacità di essere comunità che si muovono in autonomia ma che non devono essere lasciate sole”. Il presidente della commissione Cultura e istruzione del Parlamento europeo, Silvia Costa, ha invece evidenziato il forte tasso di disoccupazione giovanile che c'è in Italia - e che si attesta al 37,1 per cento rispetto al 22 per cento della media Ue - e il gap digitale. “La diffusione delle competenze digitali non è ancora soddisfacente tanto è vero che l'Italia ha difficoltà a inserirsi nella graduatoria dei Paesi Ue su questo fronte. Siamo attualmente al 25esimo posto. Solo l'8,2 per cento delle imprese italiane consente l'e-commerce”. Nell'Unione europea, ha aggiunto Costa, “ci sono 70 milioni di persone che non hanno adeguate competenze digitali ma anche di scrittura e matematiche e il 40 per cento delle aziende europee trova difficoltà a reperire figure professionali utili”.