Presidenza
del Consiglio dei Ministri
Intesa per un’azione pubblica a sostegno della conoscenza
Il
Governo e le Organizzazioni Sindacali, in data 6 aprile 2007, hanno sottoscritto l’Intesa sul Lavoro
pubblico e sulla riorganizzazione delle Amministrazioni Pubbliche. Il punto
10 dell’ Intesa ha previsto l’attivazione di un apposito confronto sui temi
della Scuola, della Ricerca, dell’Università e dell’Alta Formazione Artistica
e Musicale. Nella stessa data le Parti hanno sottoscritto una nota aggiuntiva
con la quale si è prevista la convocazione di un tavolo per definire l’Intesa
sulla conoscenza relativamente ai settori della Scuola, Università, Ricerca,
Accademie e Conservatori. Conseguentemente le Parti, in data 27 giugno 2007,
sottoscrivono la presente Intesa per un’azione pubblica a sostegno della
conoscenza.
Intesa per un’azione pubblica a sostegno della conoscenza
IL MINISTRO PER LE RIFORME E LE INNOVAZIONI NELLA PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE, IL MINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE, IL MINISTRO DELLA
PUBBLICA ISTRUZIONE E LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI CONCORDANO QUANTO SEGUE:
1) SCUOLA: PRIORITÀ NAZIONALE
Premessa
1. Nell’intesa sul lavoro pubblico e sulla riorganizzazione
delle Amministrazioni Pubbliche firmata il 6 aprile u.s., le linee di
intervento condivise individuano nel deciso miglioramento della qualità dei
servizi pubblici, la condizione necessaria per rendere più attrattiva la
scelta di vivere e di investire in Italia, per dare spazio alla capacità dei
cittadini, dei lavoratori e delle imprese, di innovare. In linea con tale
obiettivo, l’impegno per migliorare i risultati della scuola, dell’università
e della ricerca, che l’Italia condivide con le altre nazioni dell’Unione
europea all’interno della rinnovata Strategia di Lisbona, assume rilievo
prioritario. In ogni epoca, l’azione pubblica in questi campi si è rivelata
decisiva per assicurare lo sviluppo della società, i diritti di tutti gli
abitanti, la crescita e la diffusione del benessere economico. Oggi,
l’impegno è reso ancora più cogente dal crescente ruolo dell’informazione e
della conoscenza e dalla mobilità internazionale delle idee, delle persone e
delle merci, che impegnano ogni individuo ad affrontare situazioni sempre
nuove e complesse.
2. La scuola, in particolare, valorizzando i punti di
qualità e superando i ritardi, può dare un contributo decisivo per garantire
pienezza di diritti a ogni persona che vive nel nostro territorio nazionale,
per assicurare una più elevata crescita della produttività, per promuovere
adeguatamente, nel Paese, mobilità e sviluppo sociale. Negli anni recenti, la
nostra scuola non è stata ferma, ma il tasso di dispersione scolastica resta
uno dei più alti d’Europa e il confronto internazionale ci vede decisamente
indietro anche in termini di competenze, mentre ancora limitati, rispetto
alle esigenze, sono gli interventi in tema di istruzione degli adulti.
Occorre migliorare quantità e qualità dell’istruzione, abbattendo i tassi di
dispersione e di abbandono scolastico, rendendo effettivo l’innalzamento
dell’obbligo di istruzione fino a 16 anni e il diritto-dovere all’istruzione
e formazione fino a 18 anni, elevando l’efficacia dell’azione educativa in
tutte le aree del Paese, assicurando l’acquisizione da parte degli studenti
di elevati livelli di conoscenze e competenze chiave, valutate e certificate,
sviluppando in modo consistente l’educazione per tutto l’arco della vita.
Una
strategia per oggi e per il medio e lungo termine
3. Al centro dell’azione per una nuova qualità della scuola
sta una chiara definizione degli obiettivi da perseguire e la realizzazione
di una strategia conseguente, stabile nel tempo, capace di dare certezza e
motivazione ai docenti, agli studenti e alle famiglie, e risorse economiche
appropriate e ben allocate. La scuola è sottoposta a pressioni forti dalla
società e dall’economia in relazione al rapido mutamento delle preferenze,
dei valori e delle tecnologie, ai fenomeni migratori, a nuove marginalità
sociali. Il ruolo che la scuola svolge, di fatto, nel soddisfare queste
esigenze deve essere incardinato nel suo obiettivo centrale: promuovere
l’acquisizione in modo aggiornato e innovativo, di conoscenze, abilità e
competenze. E’ questa la base per introdurre i giovani alla vita adulta,
fornire loro i mezzi per “vivere bene” nel contesto economico e sociale, -
sviluppando il senso di cittadinanza e, nel contempo, la capacità di dialogo
con altre culture - accompagnare il percorso di formazione personale dello
studente, sostenendone la graduale costruzione di personalità e promovendo
l’inclusione, i diritti, e la socialità. La strategia di rafforzamento della
scuola deve dunque assumere come obiettivi finali l’estensione massima della scolarità,
come opportunità offerta a tutti, la rapida riduzione e, in prospettiva,
l’azzeramento dei tassi di dispersione e abbandono, il conseguimento per gli
studenti di livelli adeguati di conoscenza e competenze, standard essenziali
e opportunità di eccellenza per tutti. Vi si devono affiancare la lotta
all’analfabetismo funzionale e l’innalzamento dei livelli culturali della
popolazione adulta.
4. A questi obiettivi vanno rivolti i molteplici fattori
che concorrono all’azione educativa: la qualità dell’insegnamento; l’impegno
dei docenti, dei dirigenti e del personale ATA; la qualità e la quantità dei
mezzi a loro disposizione e supporto; il contesto e la partecipazione delle
famiglie, del territorio e degli studenti, la qualità dei luoghi nei quali si
studia e si insegna, attraverso una chiara definizione dei rispettivi compiti
e funzioni. Si tratta di migliorare l’efficacia degli strumenti di intervento
e l’efficienza dell’azione educativa attraverso un governo funzionale alla
scuola che assicuri, a un tempo, una forte valorizzazione e coinvolgimento
del personale, una diffusa conoscenza dei risultati e delle loro
determinanti, la piena realizzazione dell’autonomia, la responsabilizzazione
di tutti i soggetti istituzionali a vario titolo coinvolti e garantisca il
carattere unitario e nazionale del sistema di istruzione e dei suoi standard.
Il Governo si sta muovendo con misure per l’autonomia scolastica,
l’elevamento dell’obbligo di istruzione, la valorizzazione dell’istruzione tecnica
e professionale, l’edilizia scolastica, l’istruzione degli adulti. E’ ora
possibile e necessaria una strategia di intervento pluriennale che preveda, a
un tempo, azioni normative, amministrative e contrattuali, fra loro coerenti
e omogenee, sulla base di indirizzi e criteri generali. Questa strategia
preciserà obiettivi e strumenti e individuerà l’allocazione appropriata delle
risorse finanziarie, anche nell’ambito delle nuove prassi di analisi e
valutazione della spesa dei diversi settori che avranno luogo in attuazione
del comma 480, art. 1 della legge finanziaria 2007.
5. Il complesso di questa strategia assume particolare
rilievo nelle aree a più elevata marginalità sociale e nel Mezzogiorno. In
quest’ultimo caso, essa può trovare sostegno finanziario e telaio
istituzionale grazie al Programma per l’istruzione gestito dal Ministero
della Pubblica Istruzione e previsto dal Quadro strategico nazionale
2007-2013 approvato dal Cipe, con intesa della Conferenza Unificata, il 22
dicembre 2006. Le risorse saranno concentrate sugli interventi volti a
conseguire i due obiettivi di innalzamento delle competenze e di riduzione
della dispersione scolastica, sulla base di una diagnosi della situazione
delle singole scuole, delle sue determinanti e dei rimedi più appropriati.
6. I principali assi di intervento della strategia sopra
delineata sono:
a) Qualità della scuola
La qualità della scuola è l’obiettivo centrale. Estensione
massima della scolarità, conseguimento per gli studenti di livelli elevati di
conoscenza e competenza: occorre che questi due risultati del sistema scuola
siano posti al centro dell’impegno di rinnovamento. Per farlo è necessario affrontare
tutti i diversi fattori, oltre al contesto, da cui dipende la qualità della
scuola: le condizioni materiali nelle quali si esercita l’azione educativa,
l’impegno degli insegnanti e il supporto che essi ricevono nell’esercizio
della professione, il governo formale e informale del processo educativo.
Sarà così assicurata la serietà degli studi e la credibilità dei percorsi
scolastici e formativi.
Al fine di orientare l’azione su questi diversi fattori,
che sono l’oggetto dei singoli assi di intervento, è necessario accrescere le
conoscenze sui risultati e sulle determinanti dell’azione educativa. Occorre
a tal fine realizzare una strategia graduale, di breve, medio e lungo
termine, che:
- rilanci la
ricerca sui metodi e gli strumenti di valutazione presso l’INValSI, e
l’Agenzia Nazionale per lo sviluppo dell’autonomia, in stretto rapporto con
le istituzioni scolastiche ed in piena indipendenza d’azione;
- fissi oggetto
e finalità del processo valutativo, e stabilisca i metodi di misurazione dei
livelli di apprendimento, delle competenze e delle variabili rilevanti per il
successo del processo educativo, e le modalità di impiego e di diffusione dei
risultati; - promuova su queste basi le seguenti azioni coordinate: a)
costruzione, a cura dell’INValSi, di un sistema nazionale di valutazione
esterno ed autonomo con le caratteristiche sopra indicate; b) erogazione di
un servizio di supporto alle scuole; c) promozione dell’autovalutazione della
singola istituzione scolastica, e di coloro che vi operano, intesa come
capacità di confrontare, tenendo conto delle risorse umane e strutturali
disponibili, i risultati ottenuti con quelli attesi, in correlazione con i
processi e gli esiti della valutazione esterna.
In
questo ambito la valutazione potrà divenire per le singole scuole uno
strumento di diagnosi del proprio lavoro per migliorare l’efficacia della
propria azione didattica ed educativa; per chi governa il sistema scolastico,
un punto di riferimento per allocare meglio la spesa dell’istruzione, per
alimentare di contenuti misurabili e verificabili le scelte allocative.
b) Personale della scuola: formazione e valorizzazione
L’aumento dell’efficacia educativa richiede una
valorizzazione del lavoro docente e del personale tutto, che deve essere
messo nelle condizioni professionali più adeguate per rispondere alle
innovazioni, ai rapidi progressi dei contenuti della conoscenza e dei modi
della sua trasmissione. Questa valorizzazione richiede in primo luogo di:
- definire un
sistema di formazione iniziale che sia fondato su uno stabile e funzionale
raccordo tra le istituzioni scolastiche autonome e le strutture accademiche e
che valorizzi le risorse e le competenze professionali del personale della
scuola;
- promuovere,
con particolare riferimento ai processi di innovazione, una formazione in
servizio dei docenti organica e collegata all’impegno di prestazione
professionale, che costituisca un diritto all’accrescimento delle competenze
richieste dal ruolo e, al tempo stesso, un dovere per rispondere alle esigenze
di professionalità;
- superare la
frammentazione degli interventi, ridefinendo le modalità di accreditamento
degli Enti e delle iniziative idonee a costituire adeguato supporto alle
attività didattiche, le procedure per strutturare le singole iniziative
formative riallocando le risorse a favore dell’iniziativa delle singole
scuole, della ricerca-azione educativa che promuova il confronto “fra pari”,
e monitorando gli esiti della formazione;
- favorire e
sostenere l’autonomia di ricerca;
- sviluppare la
formazione specifica della dirigenza scolastica;
- studiare forme
di esenzione e agevolazione che consentano ai docenti e al personale della
scuola di usufruire di modalità non formalizzate di formazione, connesse a
spese per servizi culturali onerosi (musei, mostre, libri, etc.).
Occorre poi ridefinire, anche ai fini del reclutamento, i
lineamenti della professionalità docente nella scuola autonoma, ribadendone
la centralità, tenendo conto della necessità che in essi si integrino
competenze disciplinari, competenze didattiche complesse, capacità
relazionali adeguate al contesto e capacità di gestire, nell’ottica della
cooperazione con le famiglie e della responsabilità solidale, situazioni di
forte complessità o di emergenza educativa. In questo contesto, si dovranno:
- ricercare, in
relazione ai progressi del sistema valutativo e del sistema di formazione, e
all’esito di esperienze già avviate, i metodi appropriati per realizzare, in
sede contrattuale, con risorse specificamente destinate, sistemi di
incentivazione, valorizzazione e progressione di carriera per il personale
docente, caratterizzato da una specifica professionalità fondata sulla
didattica e incentivi per le scuole che, sulla base di verifiche effettuate
su elementi di valutazione oggettivi e predeterminati e tenendo conto delle
condizioni iniziali del contesto, conseguano progressi significativi in
termini di competenze degli studenti;
- sviluppare il
ruolo professionale della dirigenza scolastica, in quanto dirigenza che
esercita le sue funzioni in un sistema complesso a dimensione
pedagogico-didattica, amministrativa, gestionale;
- esaminare la
possibilità di introdurre norme contrattuali o di migliorare quelle esistenti
che in relazione a particolari situazioni, consentano di assumere iniziative
di immediata efficacia volte alla migliore funzionalità dei servizi a tutela
dei diritti dell’utenza e dei lavoratori;
- indirizzare la
formazione l’incentivazione e la progressione di carriera del personale ATA
al potenziamento delle funzioni gestionali, di relazione con gli alunni e con
le famiglie e al sostegno ai processi didattici e organizzativi. A tal fine
occorre procedere ad una revisione dei carichi di lavoro e delle modalità di
definizione degli organici, salvo restando l’attuale contingente complessivo;
- tener conto
dell’opportunità di articolare la funzione docente, al fine di migliorare
l’offerta formativa e fornire risposte efficaci a situazioni nuove e/o
problematiche (processi di integrazione e azioni di continuità e di
orientamento scolastico e professionale);
- individuare le
soluzioni più appropriate di riqualificazione e riconversione professionale
del personale appartenente a classi di concorso in esubero, nonché di
utilizzo del personale dichiarato permanentemente inidoneo alla funzione
docente;
- ridefinire il
reclutamento del personale ATA, rivedendo e migliorando il sistema delle
graduatorie in funzione dei bisogni di accresciuta professionalità della scuola
dell’autonomia.
c) Stabilità dell’organizzazione del servizio e
continuità dell’azione educativa
Il
miglioramento della qualità della scuola esige il superamento della logica
emergenziale che attualmente caratterizza domande e sollecitazioni che si riversano
sulla scuola dando, invece, maggiore continuità e stabilità dell’azione
educativa a livello di ogni istituto e quindi:
- anche in
relazione a quanto previsto dalla legge finanziaria 2007, che ha trasformato
le graduatorie permanenti in graduatorie a esaurimento, assicurare la
stabilizzazione del personale docente e ATA su tutti i posti vacanti e
disponibili;
- realizzare il
programma di stabilizzazione previsto anche in Finanziaria 2007 della
dirigenza scolastica autorizzando puntualmente le assunzioni e procedendo
tempestivamente ai futuri bandi di concorso;
- costruire un
sistema di programmazione a breve, medio e lungo termine dei fabbisogni
territoriali di insegnamento, che tenga conto dell’evoluzione prevedibile del
contesto (demografia, migrazioni, tassi di scolarità, turn over) e delle
variabili di politica scolastica su cui si può agire. Sarà così possibile,
sia individuare che programmare con anticipo, al meglio, le esigenze
finanziarie e di organico, e accrescere l’efficienza e l’efficacia della
spesa, assicurando anche l’adeguatezza e la tempestività della fase del
reclutamento e della formazione iniziale;
- ricercare le
forme appropriate per favorire l’incontro fra competenze e aspirazioni dei
singoli insegnanti e le esigenze formative che processi innovativi e diagnosi
valutative fanno maturare nelle singole scuole;
- garantire la
maggiore funzionalità della scuola assicurando la massima stabilità
all’organico anche attraverso nuovi parametri che individuino le risorse
umane necessarie per un ottimale funzionamento delle istituzioni scolastiche
autonome;
-
garantire la stabilità pluriennale
dell’organico con assunzione di un reciproco impegno di mantenimento e
permanenza sulla sede assegnata, con particolare riferimento ai docenti di
sostegno e a quelli impegnati nelle aree a rischio, nelle scuole di montagna
e nelle classi funzionanti negli ospedali;
- migliorare i
servizi di supporto alla didattica ed all’attività della scuola, intese nella
più vasta accezione, e sostenere l’attività del personale ATA.
d) Definizione del quadro delle competenze istituzionali
L’insieme delle azioni richiamate richiede che sul piano
istituzionale, oltre a mettere a punto un sistema nazionale di valutazione,
si proceda a:
- definire, in
relazione alla modifica del Titolo V della Costituzione, le responsabilità
decisionali ed operative di Stato, Regioni e Scuole autonome, salvaguardando
il carattere unitario e nazionale del sistema pubblico di istruzione e formazione.
Tale carattere è garantito dal governo nazionale di tutti quegli strumenti
che rendono possibile l’unitarietà: personale, contratto, organizzazione,
risorse;
- individuare forme di cooperazione tra i
diversi livelli di governo del servizio scolastico, prevedere la
strutturazione di reti di scuole in grado di interagire con gli enti
territoriali con modalità e strumenti omogenei sul territorio nazionale e
definire, in relazione all’innalzamento dell’obbligo, le ricadute
contrattuali sui profili di lavoro del personale;
- ridefinire in
modo urgente la normativa relativa agli organi collegiali a tutti i livelli;
- definire gli
ambiti territoriali e le modalità di funzionamento dei “Centri provinciali per
l’istruzione degli adulti”, con l’obiettivo finale, lungo le linee della
legge finanziaria 2007, di promuovere, anche per le fasce più deboli,
l’apprendimento durante tutto l’arco della vita;
- migliorare
l’efficienza e l’efficacia degli indirizzi di studio del settore tecnico
professionale, anche attraverso la riduzione dei carichi orari settimanali
delle lezioni, potenziando il sistema dell’IFTS, anche attraverso la
promozione del partenariato pubblico-privato;
- rendere più
efficienti ed efficaci le iniziative di orientamento scolastico e
professionale, sviluppando e sostenendo qualificati modelli didattici di
alternanza scuola – lavoro; - promuovere e facilitare l’integrazione degli
alunni appartenenti a famiglie provenienti da altri Paesi;
- promuovere
iniziative mirate a prevenire e recuperare situazioni di emergenza educativa
derivanti dal disagio socioeconomico e affettivo-relazionale;
- mettere a
punto un sistema nazionale di valutazione;
- rendere
esaustivo, aggiornato e utilizzabile agevolmente il sistema informativo del
sistema scolastico su tutti i profili, inclusi quelli finanziari;
- definire, in
particolare, l’anagrafe delle sedi scolastiche per mettere a norma, sistemare
e ammodernare, lungo le linee della legge finanziaria 2007, gli edifici
scolastici, i laboratori e le attrezzature tecnologiche;
- verificare la
funzionalità del decentramento amministrativo attraverso una corretta
individuazione e attribuzione delle diverse responsabilità gestionali.
e) L’autonomia funzionale delle scuole come strumento di
efficienza, efficacia ed equità
Rispondere
a bisogni formativi sempre più differenziati, secondo criteri di efficienza,
efficacia ed equità, richiede la piena attuazione dell’autonomia finanziaria,
organizzativa, didattica e di ricerca e sviluppo delle scuole, in modo che
esse siano messe nella condizione di:
-
coinvolgere tutto il personale,
valorizzando, con adeguati istituti contrattuali, la più flessibile
organizzazione dell’orario di servizio e le professionalità dei docenti con
maggiore esperienza, anche al fine di sostenere le attività di accoglienza,
di orientamento, di lotta alla dispersione e al ritardo nel conseguimento dei
livelli di competenza attesi;
- disporre,
tendenzialmente senza vincoli di destinazione (fermi restando i vincoli
previsti dal CCNL), di mezzi finanziari adeguati, anche integrati con risorse
esterne, attribuendo, ove necessario, l’assegnazione perequativa prevista dal
comma 5 della legge 59/97;
- semplificare
tutte le norme (es.: Legge 440/’97; Legge 626/’96) che attribuiscono risorse alle scuole con
procedure complesse e non correlate ai processi di autonomia delle
istituzioni scolastiche;
- contare su
dotazioni organiche sufficientemente stabili e funzionali, tali da consentire
una programmazione pluriennale dell’offerta formativa;
- sviluppare la
ricerca educativa e didattica finalizzata all’innovazione, all’individuazione
di strategie utili al raggiungimento del successo formativo di tutti gli
alunni;
- potenziare,
nell’ottica della scuola aperta, le attività laboratoriali e le esperienze di
apprendimento cooperativo; - attivare azioni di monitoraggio dei processi
formativi per verificare il raggiungimento degli obiettivi programmati, al
fine di promuovere interventi migliorativi;
- valorizzare la
relazione fra attività amministrativa e didattica prevedendo sedi diverse da
quella scolastica e diverse modalità per gli atti non specificatamente
connessi alle funzioni delle singole istituzioni scolastiche;
- sburocratizzare
gli adempimenti dei docenti.
7. Per il raggiungimento degli obiettivi sopra indicati
saranno realizzati coerenti provvedimenti normativi e amministrativi. Il
nuovo contratto avrà a riferimento gli obiettivi definiti nella presente
Intesa . Viene costituito, dalle parti che sottoscrivono questa Intesa, un
Gruppo di lavoro ristretto con il compito di esaminare e discutere profili
tecnici e operativi relativi all’attuazione degli indirizzi e criteri
generali qui indicati e di valutare la tempistica degli interventi e la loro
coerenza con l’Intesa stessa.
Roma, 27 giugno 2007
Il Ministro per le riforme e le innovazioni nella
pubblica amministrazione
Il Ministro dell’economia e delle finanze
|
Le Confederazioni Sindacali
CGIL
CISL
CONFSAL
UIL
CGU
|
Il Ministro della pubblica istruzione
|
Le Organizzazioni Sindacali
CGIL FLC
CISL SCUOLA
SNALS – CONFSAL
UIL SCUOLA
FED. NAZ. GILDA/UNAMS
|
II) INVESTIRE PER LO SVILUPPO DELLA SOCIETÀ DELA
CONOSCENZA:
UNIVERSITÀ E ALTA FORMAZIONE E RICERCA COME LUOGHI
FONDAMENTALI DELLA CONOSCENZA
IL MINISTRO PER LE RIFORME E LE INNOVAZIONI NELLA PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE, IL MINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE,IL MINISTRO
DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA E LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI CONCORDANO
QUANTO SEGUE:
Premessa
1. L’intesa sul lavoro pubblico e sulla riorganizzazione
delle Amministrazioni Pubbliche firmata il 6 aprile u.s. ha posto in evidenza
la necessità di avviare una profonda riorganizzazione delle amministrazioni
pubbliche quale passaggio necessario per far si che l’economia italiana si
riavvii verso un percorso di crescita continua e duratura. Il miglioramento
delle funzioni pubbliche può avvenire, infatti, solo se si investe nella
qualità dei servizi creando cioè le condizioni per renderli misurabili e
verificabili, determinando così i presupposti per migliorare l’azione per
l’università, l’alta formazione e la ricerca, per la riduzione degli sprechi
e la responsabilizzazione dei centri di spesa. Di qui la necessità di
modernizzare l’economia europea per mantenersi competitivi rispetto a altri
paesi nel mondo. Questa esigenza ha portato il Consiglio europeo a conferire
all’Unione europea, nella riunione di Lisbona del marzo 2000, quale obiettivo
strategico, quello di “diventare l'economia basata sulla conoscenza più
competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita
economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore
coesione sociale”. Pur nella consapevolezza della necessità di rispettare
l’agenda di Lisbona per colmare la distanza che ancora ci separa dai Paesi
più avanzati, le politiche nel settore dell’università e della ricerca sono
finalizzate al progressivo raggiungimento dei parametri indicati dall’OCSE.
2. La “strategia di Lisbona” contiene in sé azioni dirette
a promuovere, in particolare, la ricerca scientifica, l’istruzione e la
formazione professionale. Occorre, dunque, investire in conoscenza e
rimettere il sapere al centro della politica, dell’economia e della società.
Per realizzare tale compito si devono valorizzare tutti e tre gli elementi su
cui si fonda la società della conoscenza: la formazione, universitaria, la
ricerca e l’innovazione tecnologica. La conoscenza deve essere prodotta,
diffusa e applicata al più alto livello possibile, perché la cultura e il
sapere siano accessibili a tutti. Università ed Enti di ricerca sono luoghi
in cui si crea, si trasmette e si trasferisce il sapere. La formazione
superiore e la ricerca, in particolare quella libera costituiscono beni
pubblici di fondamentale importanza ed è compito primario dello Stato sostenerle,
permettendo alle università e agli enti di ricerca, assieme alle accademie e
ai conservatori di tenere il passo nella società, divenendo così la chiave di
volta del rilancio del Paese.
La
società della conoscenza è il presupposto per lo sviluppo dell’economia
contemporanea in cui la conoscenza è sinonimo di valore aggiunto e di
valorizzazione del patrimonio comune. Per perseguire il raggiungimento di
tali obiettivi dovrà quindi, in coerenza con la “strategia di Lisbona” essere
definita una strategia globale condivisa volta a:
·
investire adeguatamente nel personale e
rendere il sistema della ricerca più adeguato e al tempo stesso attraente per
i migliori giovani ricercatori anche provenienti dall’estero;
·
promuovere adeguate azioni di
incentivazione di settori della ricerca ad alto contenuto di qualità e
livello internazionale e ad alto valore aggiunto o innovativi
·
garantire l’efficienza delle pubbliche
amministrazioni anche grazie all’adozione di azioni specifiche volte a
favorirne l’innovazione e migliorarne la produttività in correlazione con le
esigenze del sistema produttivo
1.
Proposte di realizzazione di un nuovo sistema di qualità nei settori
dell’Università e dell’Alta Formazione artistica e Musicale
La strategia di riforma del sistema universitario
L’introduzione e la diffusione di un metodo che si fonda
sulla individuazione di obiettivi e sulla misurazione dei risultati
dell'azione amministrativa permette di creare la base per la definizione
dell’impianto di riorganizzazione della pubblica amministrazione. La pienezza
ed effettività dell’esercizio dei diritti dei cittadini previsti dal nostro
ordinamento costituzionale può derivare solo da una reale offerta di servizi
di qualità da parte dell’amministrazione pubblica. Occorre investire in
qualità e innovazione. In tale ottica è prioritaria l’esigenza di misurare e
verificare la qualità dei servizi erogati al fine di consentire la
valutazione del conseguimento degli obiettivi delle azioni amministrative, in
termini di risultati ma anche di soddisfazione degli studenti, e più in
generale dei cittadini. È questo il punto di partenza per avviare una
strategia di riforma del sistema universitario e dar vita ad un processo di
miglioramento del modello universitario, in cui si integrino tra loro ricerca
e didattica.
Occorre promuovere questo processo in tutti gli atenei,
tramite una valutazione continua ed efficace, che tenga presenti le migliori
esperienze in atto nel sistema università-enti di ricerca, sviluppare una
rete di gruppi di ricerca che permetta di internazionalizzare la ricerca in
tutti i settori, favorire la mobilità degli studiosi e degli studenti,
potenziare una cultura tecnologica aperta verso il miglioramento della
qualità della vita delle persone e dei territori.
Nel delicato settore della sanità universitaria occorre
ribadire la centralità dei profili della didattica e della ricerca in
un’ottica di qualità complessiva del servizio anche assistenziale.
Occorre rendere l’università di qualità e, nel contempo,
far sì che ad essa accedano sempre più soggetti, che sia cioè una università
aperta a tutti, incrementando il numero degli iscritti e dei laureati
superando il gap che ci divide dagli altri paesi a parità di popolazione
scolastica, rendendo più efficiente il sistema, spostando l’attenzione sulla
qualità dell’offerta formativa, della formazione e dell’organizzazione
didattica evitando la proliferazione dei corsi dovuta alla frammentazione
dell’attività didattica dei docenti e il ricorso indiscriminato a personale
docente precario. Per realizzare tale strategia occorre assicurare strumenti
effettivi riguardo alle conoscenze e alle competenze prevedendo azioni
normative, amministrative e contrattuali, coerenti ed omogenee sulla base di
indirizzi e criteri di carattere generale e individuando gli obiettivi da
raggiungere.
Le
linee di intervento
Occorre partire da una verifica del rapporto tra
l’autonomia universitaria, così come definita dalle norme e le sue pratiche
condizioni di attuazione, nella direzione di far corrispondere ad essa un
simmetrico impegno di finanziamento nazionale e una più forte responsabilità
di attuazione di politiche di crescita e sviluppo, attraverso un adeguamento
del sistema di finanziamento ordinario, che va collegato anche a parametri di
risultato, all’analisi dei profili di efficienza ed efficacia, qualitativi e
quantitativi della spesa, alla valutazione dei costi del personale. La
coerenza delle politiche di crescita e sviluppo adottata dal singolo Ateneo
con le fonti di finanziamento sarà assicurato dal mantenimento e dal puntuale
rispetto delle vigenti regole di equilibrio finanziario. Ciò può creare le
basi per una riforma profonda del sistema universitario che porti al raggiungimento
dei seguenti obiettivi, nel quadro delle politiche di settore e delle
compatibilità economico-finanziarie che verranno definite dai documenti di
finanza pubblica:
a) revisione degli ordinamenti
Tenuto conto della recente revisione delle classi di
laurea, occorre proseguire in un processo di revisione degli ordinamenti che
porti ad:
1. un adeguamento degli ordinamenti didattici (recuperando
gli squilibri territoriali), alle esigenze del mercato del lavoro, anche
attraverso la verifica degli sbocchi professionali della laurea, garantendo
un apprendimento utile per il mondo del lavoro e delle professioni, ad
esempio anche attraverso l’attivazione di corsi di specializzazione di
secondo livello che, incrementando le conoscenze e le competenze dei percorsi
formativi di tipo generale del primo livello, consentano al laureato di
acquisire le competenze e la capacità per entrare e restare nel mercato del
lavoro
2. una revisione del terzo ciclo della formazione superiore
(dottorato di ricerca), al fine di definire una consistenza del numero dei
dottori di ricerca anche idonea a consentire il ricambio generazionale nei
settori della didattica e della ricerca
3. l’avvio di azioni volte a garantire il diritto allo
studio e l’incentivazione per la mobilità studentesca al fine di moltiplicare
le occasioni di incontro e di confronto fra giovani di regioni diverse,
all’interno del nostro Paese e di lingue e culture diverse, nell’ambito dell’Unione
europea e del mondo. Tale obiettivo potrà essere raggiunto avviando
interventi per assicurare livelli di prestazioni essenziali analoghi in tutto
il Paese, soprattutto per quanto riguarda i servizi (alloggi, biblioteche,
reti informatiche, mense), stabilendo un rapporto equo tra servizi offerti,
contribuzione studentesca e strumenti per il diritto allo studio; in secondo
luogo rendendo più favorevole l’accesso alle borse di studio, da adeguare
progressivamente alle medie europee, anche coinvolgendo soggetti privati in
una prospettiva di sussidiarietà
4.
la riduzione del numero degli abbandoni che avvengono soprattutto tra il
primo e il secondo anno di iscrizione all’università, attraverso l’incremento
delle iniziative di orientamento presso le scuole per indirizzare gli
studenti verso i corsi di laurea in modo più consapevole
5. la determinazione di un forte ed esplicito raccordo del
sistema universitario con quello scolastico, per far si che si realizzi un
collegamento funzionale tra i curricula e le offerte formative dei due
sistemi, superando il forte gap che oggi li divide. L’università deve
assumere un ruolo nella crescita dell’offerta formativa dell’IFTS, che in
tutta l’Europa affianca in modo consistente l’offerta formativa universitaria
con titoli a carattere professionalizzante, consentendo, in questo modo,
anche alla laurea triennale di alleggerire la pressione sul carattere
professionalizzante del triennio.
b) riforma del sistema di reclutamento e natura giuridica
del rapporto di lavoro dei docenti universitari
Occorre pensare ad una riforma che coinvolga il mondo dei
docenti sia per quanto riguarda la fase di reclutamento che per quella
relativa al rapporto di lavoro. Di qui la necessità di porre in essere:
1. una riforma del sistema di reclutamento dei docenti
universitari, tenendo conto dell’autonomia degli Atenei, da uniformare agli
standard internazionali relativi al merito e alla trasparenza dei processi
selettivi. In quest’ambito prevedere l’adozione di percorsi univoci di accesso
alla carriera che escludano il ricorso a forme plurime ed improprie di
flessibilità per didattica e ricerca e canalizzino, con certezza di tempi
precoci e di procedure selettive, i giovani alla carriera universitaria.
2. l’avvio di una riflessione sulla natura giuridica e
sulle fonti regolatrici del rapporto di lavoro del personale docente delle
università relativamente agli istituti della retribuzione e delle condizioni
di lavoro. Ed in questo quadro individuare interventi volti a definire gli strumenti
giuridici che consentano la mobilità tra il personale docente e ricercatore
delle università e degli enti di ricerca.
c) azioni sul personale
Per
migliorare la qualità dell’offerta universitaria è necessario garantire un
costante flusso di giovani qualificati nelle università e superare la logica
della precarietà che ancora oggi caratterizza il complesso dell’attività
universitaria. Ciò è possibile attraverso piani di assunzione a tempo
indeterminato, collegati alla ridefinizione dell’assetto ordinario del
reclutamento con modalità di selezione basate sui meriti e la capacità
scientifica, in modo tale che sia valorizzata tutta l’attività svolta, anche
quella didattica. Il miglioramento della qualità dell’offerta universitaria
implica anche una valorizzazione conseguente della professionalità del
personale docente, ricercatore, tecnico-amministrativo nonchè dei lettori di
madre lingua. Nel contempo oggi è necessario far fronte al problema del
precariato nelle sue varie forme, adottando ogni possibile iniziativa che
consenta di superare tale fenomeno, così come previsto dall’intesa del 6
aprile 2007, prevedendo al tempo stesso ogni utile iniziativa volta ad
evitare il formarsi in futuro di analoghe situazioni. Si avvierà, quindi, la
costruzione di un sistema di programmazione dei fabbisogni di personale con
la definizione di un piano di reclutamento, per sopperire al pensionamento
previsto e, al tempo stesso, per offrire un adeguato sviluppo alla formazione
superiore del nostro Paese, nonché la programmazione di assunzioni
straordinarie di lavoratori a tempo determinato del personale tecnico e
amministrativo, tra i quali lettori di madre lingua.
d) riforma del settore dell’alta formazione artistica e
musicale
Da più parti è richiesto di ridare all’intero settore
dell’Alta formazione quella centralità, indispensabile per l’identità del
Paese in un mondo globalizzato, che ancora non ha, affinché l’intero sistema
della produzione artistica possa rafforzare il valore di “bene culturale”,
anche attraverso nuove politiche di investimento in organici (anche
attraverso la progressiva limitazione di forme di precariato), figure
professionali, strutture e patrimonio.
Per questo è necessario porre in essere, nel settore
dell’alta formazione artistica e musicale, interventi che determinino,
concretamente, l’avvicinamento dei Conservatori e delle Accademie al sistema
universitario, portando a compimento, attuandola e integrandola, la legge di
riordino n. 508 del 1999, con il completamento dei regolamenti attuativi della
legge stessa nel rispetto del ruolo attribuito alla contrattazione
collettiva.
Occorre far si che la programmazione sul territorio faccia
suo il patrimonio esistente e lo renda “sistema” in termini di opportunità
formativa, di diffusione delle diverse istituzioni, di specializzazione e di
ricerca, di sinergia con il mondo della produzione artistica.
A ciò deve aggiungersi l’esigenza di avviare azioni volte a
ridare nuovo slancio al settore musicale attraverso una revisione anche
organizzativa mirata del sistema dell’istruzione musicale, in coordinamento
con il Ministero della Pubblica Istruzione per la valorizzazione, nel sistema
formativo di base, anche della cultura e della formazione musicale.
Gli obiettivi definiti nella presente intesa saranno considerati
elementi di riferimento per il CCNL 2006/2009, nel rispetto dell’autonoma
competenza negoziale, e saranno posti in essere provvedimenti normativi e
amministrativi e definiti i relativi profili di investimento. Viene
costituito dalle parti che sottoscrivono questa Intesa un Gruppo di lavoro
ristretto con il compito di esaminare e discutere profili tecnici e operativi
relativi all’attuazione degli indirizzi e dei criteri generali ivi indicati e
di valutare la tempistica degli interventi e la loro coerenza con l’intesa
stessa.
2. Proposte di realizzazione di un nuovo sistema di qualità
nel settore della Ricerca
La strategia di riforma del sistema ricerca
La
ricerca scientifica è uno dei fattori più dinamici nell’evoluzione della
cultura umana, è il grande motore dell’economia, la fonte da cui attinge in
maniera sistematica il sistema di innovazione tecnologica. Il punto di
partenza per avviare una strategia di riforma del sistema della ricerca è
quello di dar vita ad un processo volto a promuovere, sostenere, rilanciare e
razionalizzare le attività nel settore della ricerca e a garantire autonomia,
trasparenza ed efficienza nella gestione degli enti di ricerca, per i quali è
comunque indispensabile una visione di inquadramento unitario anche nella
logica delle relazioni che prevedono l’unitarietà del sistema degli enti
della ricerca.
Per fare questo occorre riprendere il tema del
coordinamento degli interventi sulla ricerca, anche attraverso percorsi e
strumenti di verifica e dialogo nelle opportune sedi di confronto, al fine
della definizione del Piano Nazionale della Ricerca. In parallelo è
necessario giungere alla riattivazione di specifici strumenti quali la
Commissione CIPE sulla ricerca. Particolare riguardo si deve dare, poi, al
rapporto tra ricerca e innovazione tecnologica, sia sul piano dei rapporti
tra le istituzioni di riferimento (Ministeri vigilanti, Economia, ecc.), sia
sul piano degli strumenti utilizzati, individuando modalità di superamento
della separazione tra poteri e competenze istituzionali non coordinate e
mezzi di finanziamento disarmonici. Ciò nell’intento di concepire la ricerca
come un ciclo coordinato e “lungo”, che non frammenta competenze
istituzionali e strumenti di intervento, ma legge in essi la continuità di un
progetto.
Le linee di intervento
Per
attuare la strategia di riforma del sistema della ricerca, che deve essere un
sistema nel quale la qualità è posta al centro degli interventi di
miglioramento dei risultati da conseguire, è necessario definire obiettivi
che permettano un rafforzamento dell’intero settore, anche favorendo la
dimensione europea e internazionale della ricerca.
Occorre
partire da una verifica del rapporto tra l’autonomia così come definita dalle
norme e le sue pratiche condizioni di attuazione per far corrispondere
all’autonomia degli enti di ricerca un simmetrico impegno di finanziamento
nazionale e una più forte responsabilità di attuazione di politiche di
crescita e sviluppo, attraverso un adeguamento del sistema di finanziamento
ordinario, che tenga conto anche di parametri di risultato, dell’analisi dei
profili di efficienza ed efficacia, qualitativi e quantitativi della spesa,
della valutazione dei costi del personale e delle missioni degli enti. La
coerenza delle politiche di crescita e sviluppo adottata dal singolo Ente con
le fonti di finanziamento avverrà nel puntuale rispetto delle regole di
equilibrio finanziario. Ciò può creare le basi per una riforma profonda del
sistema ricerca che porti al raggiungimento dei seguenti obiettivi, nel
quadro delle politiche di settore e delle compatibilità economico-finanziarie
che verranno definite dai documenti di finanza pubblica :
a) sviluppo della ricerca
Favorire la ricerca rappresenta una ricchezza di
inestimabile valore che alimenta la produzione di nuove conoscenze, la
dinamica economica e sociale, l’innovazione e il trasferimento tecnologico.
Ciò può realizzarsi sia rivedendo l’attuale sistema di finanziamento, sia
attraverso la valutazione dei progetti su base competitiva, sia attraverso
finanziamenti ai ricercatori sulla base della valutazione della loro
attività, al fine di garantire la massima efficacia ed omogeneità degli
interventi e valutando anche la possibilità di ricorrere, nell’ambito delle
compatibilità finanziarie, ad un programma nazionale di investimento nelle
ricerche liberamente proposte in tutte le discipline sia dalle università che
dagli enti pubblici di ricerca. Non si può comunque prescindere da un obiettivo
di sviluppo di sinergie tra sistema pubblico e sistema privato attuato
soprattutto attraverso l’incentivazione della partecipazione di Atenei ed
enti di ricerca ai progetti di sostegno pubblico alla ricerca e
all’innovazione tecnologica delle imprese.
Dovranno essere istituiti strumenti per favorire e
sostenere lo sviluppo di progetti di ricerca strategici in tutti i settori,
promuovendo e valorizzando la creazione di reti di ricerca, anche
incentivando il trasferimento dei risultati.
b) adozione di misure volte a favorire la dimensione
europea e internazionale della ricerca
Occorre
promuovere azioni volte a favorire l’introduzione di misure che incentivino
la cooperazione scientifica e tecnica con istituzioni ed enti di altri Paesi,
anche attraverso la valorizzazione e la cooperazione paritetica effettiva tra
enti e università e creando nel contempo le condizioni per la mobilità.
c) autonomia e mobilità dei ricercatori
Occorre adottare misure organizzative volte a potenziare la
professionalità e l’autonomia dei ricercatori, tenendo conto di quanto
contenuto nella Carta europea dei ricercatori, semplificando le procedure
amministrative relative all’attività di ricerca, nonché porre in essere
interventi volti a verificare le modalità giuridiche ed applicative delle
forme che consentono al personale della ricerca:
- la mobilità da e verso l’università
- la mobilità tra organismi pubblici e strutture private
nel quadro definito dall’articolo 23 bis del decreto legislativo n. 165 del 30 marzo 2001;
d) azioni sul personale
Per
migliorare la qualità del sistema ricerca è necessario garantire un costante
flusso di giovani qualificati negli enti e superare la logica della
precarietà che ancora oggi caratterizza l’intero sistema. Ciò è possibile
attraverso piani di assunzione a tempo indeterminato con modalità di
selezione basate, sui meriti e la capacità scientifica, in modo tale che sia
valorizzata tutta l’attività svolta.
Nel contempo, fermo restando quanto previsto dalla
finanziaria 2007, oggi è necessario far fronte al problema del precariato
nelle sue varie forme adottando ogni possibile iniziativa che consenta di
superare tale fenomeno, così come previsto dall’intesa del 6 aprile 2007,
prevedendo al tempo stesso ogni utile iniziativa volta ad evitare il formarsi
in futuro di analoghe situazioni. Si avvierà quindi:
- la costruzione
di un sistema di programmazione dei fabbisogni di personale con la
definizione di un piano di reclutamento, per sopperire al pensionamento
previsto e, al tempo stesso, per offrire un adeguato sviluppo alla ricerca
nel nostro Paese;
- la
programmazione di assunzioni straordinarie, di lavoratori precari, sia tra
ricercatori e tecnologi che tra il personale tecnico e amministrativo, nel
quadro delle disposizioni contenute dalla legge finanziaria 2007, superando
però l’ottica del contenimento della spesa inteso come mero risparmio di un
costo economico e ponendosi in termini di investimento sul piano della
crescita del sistema paese;
- una
limitazione all’ulteriore ricorso al lavoro flessibile, ivi comprese le
collaborazioni coordinate e continuative, e rendendo più rigorosi i limiti
vigenti attraverso i contratti collettivi o per mezzo di disposizioni
legislative per quanto di rispettiva competenza.
Il necessario grado di flessibilità dell’organizzazione
sarà assicurato, nel corretto rispetto del sistema delle relazioni sindacali,
dal ricorso a risorse esterne che ne garantiscano la funzionalità in presenza
di esigenze anche di carattere straordinario e/o non continuative ovvero per
far fronte a specifiche prestazioni lavorative richieste per l’attuazione di
programmi o progetti, con particolare riguardo a quelli sostenuti da risorse
finanziarie esterne.
La stabilità del sistema si deve basare anche sulla sua
autonomia dalla politica, creando anche con opportuni interventi in sede
legislativa un insieme di regole che sviluppino tale autonomia e rendano
omogeneo il sistema stesso rispetto ai criteri di nomina e formazione dei
vertici degli enti di ricerca prevedendo il coinvolgimento della comunità
scientifica.
Gli obiettivi definiti nella presente intesa saranno
considerati elementi di riferimento per il CCNL 2006-2009, per le parti di
competenza negoziale e saranno posti in essere provvedimenti normativi e
amministrativi e definiti i relativi profili di investimento. Viene
costituito dalle parti che sottoscrivono questa Intesa un Gruppo di lavoro
ristretto con il compito di esaminare e discutere profili tecnici e operativi
relativi all’attuazione degli indirizzi e dei criteri generali ivi indicati e
di valutare la tempistica degli interventi e la loro coerenza con l’intesa
stessa.
Roma, 27 giugno 2007
Il Ministro per le riforme e le innovazioni nella
pubblica amministrazione
Il Ministro dell’economia e delle finanze
|
Le Confederazioni Sindacali
CGIL
CISL
UIL
CONFSAL
CISAL
CGU
CIDA
|
Il Ministro dell’università e della ricerca
|
Le Organizzazioni Sindacali
CGIL FLC
CISL UNIVERSITA’
UIL PA
FED. NAZ. CONFSAL SNALS
UNIV/CISAPUNI
CSA DI CISAL UNIVERSITA’
UNIONE ARTISTI UNAMS
UIL AFAM
SNALS-CONFSAL
CISL FIR
ANPRI
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