Si è svolto presso il MIM - Dipartimento per la programmazione delle risorse - il previsto incontro sul piano di semplificazioni per la scuola ed il riparto delle risorse previste dal PNRR per la formazione del personale sui nuovi linguaggi e le nuove competenze. Per l’amministrazione erano presenti il Capo Dipartimento Jacopo Greco, i Direttori generali Montesarchio, Tozza e D’Amico.
L’Amministrazione ha illustrato le linee del piano di semplificazioni per la scuola.
Il piano prevede 20 interventi che ruotano intorno ad alcuni obiettivi fondamentali . Gli interventi vanno ad incidere positivamente sui tempi di esecuzione di importanti funzioni e procedure amministrative quali le cessazioni, gli incarichi esterni, i pagamenti, gli acquisti e gli scambi internazionali.
Sono decenni ormai che le scuole subiscono da più parti richieste burocratiche di ogni tipo che hanno ormai assunto la forma di vere e proprie molestie burocratiche, sotto forma di richieste continue ed ossessive. Una situazione che si traduce in un vissuto quotidiano dei dirigenti scolastici fatto di adempimenti ed incombenze sempre più pressanti ma che nulla o poco hanno a che vedere con i compiti di coordinamento didattico e le finalità educative delle istituzioni scolastiche di cui sono a capo. I doverosi adempimenti connessi alla funzione dirigenziale si trasformano infatti, necessariamente, in molestie quando non sono rispettati i confini fra distinti ambiti di competenza e quando viene meno la funzione di supporto e raccordo con gli uffici scolastici periferici.
Lo SNALS Confsal ha quindi apprezzato che il Ministero abbia finalmente tradotto in realtà il lungo lavoro svolto anche in collaborazione con le organizzazioni sindacali sulle molestie e sulle semplificazioni.
Abbiamo sottolineato pertanto diverse criticità che dovranno essere risolte.
1)Il primo aspetto è quello dell’inefficienza del dialogo con gli uffici scolastici periferici.
Dalle procedure di determinazione degli organici alla costituzione e gestione delle graduatorie per le supplenze, dalla gestione dei contenziosi alle relazioni che le scuole debbono intrattenere con le Ragionerie Territoriali di Stato, le scuole necessitano del costante e puntuale supporto degli UAT, un supporto che, qualora sia offerto, giunge tardivo con conseguente ritardo nella gestione delle procedure amministrative e ricadute negative in termini di responsabilità dirigenziale. Si pensi agli adempimenti connessi ai sempre più frequenti contenziosi affrontati dalle istituzioni scolastiche. Sappiamo che la giurisprudenza pone in capo al dirigente scolastico la legittimazione processuale esclusivamente nei casi in cui l’azione oggetto del giudizio sia espressione delle funzione proprie delle istituzioni scolastiche autonome, mentre è chiaramente affidata agli uffici scolastici regionali qualora il contendere riguardi funzioni delegate. Così come è altrettanto chiaro che nelle controversie di lavoro la difesa tecnica dell’amministrazione possa essere assunta dai dipendenti dell’amministrazione stessa solo limitatamente al primo grado di giudizio. Eppure a fronte di questo quadro normativo e giurisprudenziale sufficientemente chiaro, assai diversa è la prassi che i dirigenti vivono ogni giorno, chiamati a rappresentare l’amministrazione all’interno di controversie che riguardano atti interni fra scuola e amministrazione o in fase di reclamo, con il rischio altissimo di vedere vanificata l’azione difensiva qualora il collegio giudicante ne riconosca la illegittimità.
Ma il fatto ancora più sconcertante è che i dirigenti debbano farsi carico di attività non di loro competenza, dalla scrittura delle memorie difensive financo alla gestione stessa degli atti processuali, spesso senza poter usufruire del necessario supporto di consulenza giuridica che rientra appieno fra le funzioni degli uffici scolatici regionali.
A ciò si aggiunga la problematica dei difficili e tormentati rapporti con le Ragionerie Territoriali di Stato le quali, nell’esercitare il legittimo e doveroso compito di controllo di regolarità contabile, spesso travalicano i confini di questa funzione di vigilanza, emettendo direttive rivolte ai dipendenti di un altro ministero. È questo il caso dei decreti di ricostruzione di carriera emessi dai dirigenti scolastici a seguito di sentenze o decreti ingiuntivi dei tribunali del lavoro o delle pratiche di progressione di carriera. Le direttive delle RTS spesso introducono elementi estranei alle sentenze o, nei casi peggiori, contengono indicazioni contrarie a quelle eventualmente impartite dall’Avvocatura dello Stato. Una situazione che pone i dirigenti di fronte alla scelta paradossale fra accogliere tali indicazioni delle Ragionerie Territoriali dello Stato, contravvenendo però alle disposizioni dell’amministrazione di appartenenza o a rigettarle, emettendo atti che andranno incontro alla mancata apposizione del visto di regolarità contabile, con la conseguente attuazione della procedura di registrazione forzosa, atto che non può che mettere capo, a sua volta, alle attività di giudizio della Corte dei Conti. Tutti questi casi evidenziano come i dirigenti paghino il prezzo di un mancato e costante raccordo che dovrebbe invece caratterizzare sia i rapporti fra gli uffici periferici dei ministeri coinvolti sia tra gli stessi e le istituzioni scolastiche.
Riteniamo che buona parte di queste criticità possano essere risolte operando su più piani: a livello ministeriale, attivando, attraverso le direzioni generali competenti, un’opportuna interfaccia con il livello legislativo per prevenire ricadute negative sulle scuole dei provvedimenti posti in discussione nelle commissioni e nelle aule parlamentari; a livello di amministrazione periferica, garantendo una concreta e costante azione di supporto con particolare riguardo alle problematiche di maggior rilevanza.
2)Il secondo aspetto è quello della necessaria semplificazione amministrativa di cui la scuola ha profondamente bisogno.
Continuano a ripetersi imposizioni e direttive da parte di enti e altre amministrazioni finalizzate all’acquisizione di dati ed informazioni che potrebbero essere reperite direttamente. Questi esempi evidenziano nuovamente l’inefficienza del dialogo fra le varie amministrazioni e soprattutto l’assenza di sistemi informativi integrati che costringe alla reiterazione dei dati su piattaforme diverse con dispendio di tempo e conseguente rallentamento delle procedure amministrative.
I nuovi compiti posti in capo alle scuole in tema di collocamento a riposo del personale tramite il sistema Passweb pongono nuovi problemi nei rapporti con l’INPS e soprattutto per le connesse responsabilità in ordine alle certificazioni retributive, laddove sarebbe naturale e più semplice un dialogo diretto tra MEF e l’Istituto della Previdenza Sociale.
Occorre investire adeguatamente non solo nella digitalizzazione della P.A. ma soprattutto rendendo veramente interoperabili le banche dati. Solo con tale intervento si potrebbero evitare operazioni inutili e dannose per la vita delle scuole.
Noi crediamo in una dirigenza interprete dei bisogni educativi della comunità scolastica e non al di sopra di questa, e la vorremmo vedere orientata innanzitutto alla promozione di innovazioni sul piano didattico ed organizzativo e sempre di meno a compiti burocratici elementari ma dispendiosi e fortemente demotivanti con la restituzione dei dirigenti scolastici al loro compito primario di coordinamento didattico e valorizzazione delle risorse umane.
La dottoressa Montesarchio ha poi illustrato i contenuti degli investimenti 2.1 e 3.1 del PNRR.
Per l’investimento 2.1 il PNRR stanzia risorse per 800 milioni di euro di cui 165,77 relativi a progetti in essere.
La linea d'azione prevede la formazione sulla didattica digitale integrata e la transizione digitale di circa 650.000 tra docenti, dirigenti e personale ATA attraverso la realizzazione di circa 20.000 corsi di formazione e la creazione di centri di formazione locali. La misura mira a creare un sistema permanente per lo sviluppo della didattica digitale, delle competenze digitali e didattiche del personale scolastico.
L'intervento prevede:
• la creazione di un sistema per la formazione continua di tutto il personale scolastico per la transizione digitale
• l'individuazione di un quadro di riferimento nazionale per la didattica digitale integrata, finalizzata a promuovere l'adozione di curricula in materia di competenze digitali in tutte le scuole.
Riguardo al primo punto l’Italia si è impegnata a realizzare le seguenti azioni:
• sviluppo di un polo nazionale italiano sulla formazione digitale per la formazione del personale scolastico
• creazione di una rete integrata di hub formativi territoriali, realizzati in collaborazione tra scuole, centri provinciali per l'educazione degli adulti, uffici scolastici regionali, università e centri di ricerca, in linea con quanto previsto dal Piano d'azione europeo per l'educazione digitale 2021-2027 e in coordinamento con l'hub nazionale
• attivazione di circa 20.000 corsi di formazione sull'uso della didattica digitale in tutte le discipline del curriculum scolastico e per l'apprendimento del pensiero computazionale e dell'intelligenza artificiale, nella scuola dell'infanzia, nella scuola primaria e secondaria e nella formazione degli adulti;
Riguardo al secondo punto si prevede
• la creazione di una piattaforma sui contenuti dell'educazione digitale e sui metodi didattici innovativi ad uso di insegnanti, studenti e famiglie
• la creazione di "Patti per l'educazione digitale e le competenze per il futuro" anche attraverso l'attivazione di percorsi di formazione diffusa e intergenerazionale per docenti, studenti, adulti
Riguardo all’investimento 3.1 “Nuove competenze e nuovi linguaggi” è prevista la ripartizione delle seguenti risorse:
- 600 milioni di euro per attività di orientamento alle discipline STEM. Le risorse saranno ripartite in base al numero degli studenti.
- 150 milioni di euro per corsi di formazioni di lingua e metodologia per gli insegnanti. Le risorse saranno ripartite in proporzione alle dotazioni organiche.
Per l’investimento 3.1 il PNRR stanzia 1,1 miliardi di euro ed è realizzata in n collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri- Ministro per la famiglia, la natalità, e le pari opportunità.
Lo Snals Confsal ha richiesto di avere maggiori dettagli sulla ripartizione delle risorse e sulla loro gestione, sulla governance nazionale delle attività formative e sul raccordo tra indicazioni nazionali e compiti affidati alle scuole.