Lo Snals-Confsal ha condotto uno studio sui tempi della progressione di carriera dei ricercatori e tecnologi dell’Istituto. È noto, infatti, come la permanenza ingiustificatamente protratta nel tempo nel livello più basso della carriera rappresenti un problema enorme del nostro sistema di ricerca negli enti, tanto che al fenomeno è stato attribuito l’epiteto di “anomala permanenza”.
Lo studio condotto dallo Snals-Confsal quantifica ad oggi l’entità del fenomeno dimostrandone la consistenza e la necessità di intervenire con opportune politiche correttive. Anche la riforma dell’ordinamento professionale, attualmente in discussione nelle trattative per il rinnovo del CCNL 2019-2021, va nella direzione di superare la crisi delle anomale permanenze. Tuttavia, per poter dar vita a una riforma davvero efficace, è indispensabile poter disporre di risorse maggiori rispetto a quelle attualmente stanziate dalla legge di bilancio 2022. Per questo il nostro sindacato chiede un apposito intervento nella manovra in via di definizione in questi giorni.
Secondo lo Snals-Confsal i tempi di permanenza degli attuali II livelli ricercatore/tecnologo nel livello di provenienza, il terzo, si attestano intorno agli 11 anni. Tempi che si allungano ancora per i ricercatori/tecnologi attualmente al III livello, dimostrando un peggioramento della situazione. Tempi esageratamente lunghi anche rispetto alle carriere di altri paesi. L’analisi prosegue calandosi ulteriormente nella realtà dell’Istat e avanzando proposte all’Amministrazione per favorire lo sviluppo professionale del personale e per migliorare l’attività dell’Istituto.
Alleghiamo il comunicato al personale e il testo dello studio inviato alla presidenza Istat.