Per quanto riguarda la scuola il DPCM dispone che il cento per cento delle attività nelle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado sia svolto tramite il ricorso alla didattica digitale integrata, mentre l’attività didattica ed educativa per la scuola dell’infanzia e per i servizi educativi per l’infanzia,per il primo ciclo di istruzione e il primo anno della scuola secondaria di primo grado, continuerà a svolgersi in presenza, con uso obbligatorio di dispositivi di protezione delle vie respiratorie salvo che per i bambini di età inferiore ai sei anni. Viene inoltre ribadita la necessità di rimodulare la gestione degli orari di ingresso e uscita degli alunni, anche con eventuali turni pomeridiani. Per disciplinare il lavoro a distanza degli insegnanti è arrivato il CCNI che come Snals-Confsal non abbiamo firmato.
Con l’Ipotesi di Contratto Collettivo Nazionale Integrativo, a nostro parere, si torna infatti alla DAD quasi nelle stesse condizioni del lockdown di marzo, quando necessariamente nelle scuole e nelle università si è stati costretti ad improvvisare per far fronte all’emergenza, pur in mancanza di strumentazioni e di preparazione adeguata da parte dei docenti, in uno scenario inedito per tutti.
Il Ministero, anziché attivare i tavoli tecnici con le OO.SS.,da noi richiesti per mesi, per affrontare e superare gli aspetti critici della DDI, ha preferito negare le evidenze.
La nostra posizione è da sempre a favore della didattica in presenza, ovviamente da rendere possibile attraverso la tutela della sicurezza e della salute, necessariamente prioritarie rispetto alle scelte da operare. Già durante le prime esperienze sperimentali di didattica a distanza per gli studenti del primo ciclo e della scuola dell’infanzia, durante la prima ondata del contagio, le scuole hanno dimostrato di sapersi adoperare in maniera flessibile ed innovativa per garantire il diritto all’apprendimento e all’istruzione anche agli studenti più piccoli.
L’esperienza della DAD attuata durante il lockdown, spesso nella confusione e nel disorientamento, nonostante l’impegno senza sosta di dirigenti, docenti e personale Ata -così come di tutti i lavoratori del Comparto,che hanno anche reso le scuole, le aule dell’istruzione terziaria superiore, le sedi degli enti pubblici di ricerca luoghi sicuri,ma che non hanno potuto supplire alle carenze strutturali e infrastrutturali o alla mancanza di un adeguato piano dei trasporti sul territorio - ci aveva consentito di individuare gli aspetti critici e avevamo chiesto al MI da mesi di attivare un apposito tavolo tecnico.
Invece siamo stati convocati improvvisamente senza poterci confrontare né con gli organi statutari né con gli iscritti, e ci è stato chiesto di firmare, dopo una trattativa di poche ore, un contratto che, per noi, contiene ancora delle forti criticità legate a molteplici aspetti.
Tra questi, per gli studenti, la mancanza o l’insufficiente disponibilità di dispositivi digitali e di connettività anche a causa di carenze della banda larga; per i docenti, l’assenza di finanziamenti specifici per gli interventi formativi rivolti al personale delle scuole sull’uso dei dispositivi e dei software, l’incongruenza tra il richiamo all’orario di servizio e quanto previsto dalle linee guida della DDI in termini di riduzione dell’orario settimanale delle lezioni, per non parlare della responsabilità sulla sicurezza degli ambienti destinati all’erogazione della DDI e di soluzioni confuse in ordine alla compresenza artificiosa di docenti con colleghi costretti ad operare a distanza perché in isolamento fiduciario. Impossibile, pertanto, secondo noi firmare questo contratto, con questi presupposti.
Da tempo denunciamo il progressivo degrado della qualità delle relazioni sindacali. Su una materia cruciale come quella della didattica a distanza abbiamo bisogno di un confronto con il Ministro, ed è quello che abbiamo chiesto per superare i molti aspetti negativi ancora presenti nella ipotesi di contratto”.
In questi mesi drammatici della pandemia e del lockdown il nostro impegno sindacale e professionale non è mai venuto meno e abbiamo cercato di guardare all’emergenza e ai cambiamenti da essa imposti con un grande senso di responsabilità, nonostante le difficoltà,i ritardi, le mancate risposte o le imposizioni da parte del MI, informandone i nostri lettori anche tramite la nostra rivista.
Solo il ripristino di corrette relazioni sindacali e soprattutto la volontà della politica di assumere la scuola, l’università, l’afam e la ricerca come terreni di investimento, e non di battaglie politiche, possono consentire di limitare gli effetti negativi dell’emergenza sanitaria sui nostri settori, strategici per il futuro del Paese.
Elvira Serafini
Segretario generale dello Snals-Confsal