In Italia l’età media degli insegnanti è piuttosto elevata anche rispetto agli altri paesi europei: gli over 55 superano il 40% (con punte maggiori nelle scuole secondarie di II grado) e tra il personale ATA nelle scuole statali gli over 55 sono circa il 57%. Parliamo di 400.000 unità di personale che solo per il dato anagrafico rischiano di più se contraessero il Covid-19.
E’ chiaro che il problema c’è ed è serio. La trattativa con i sindacati ha condotto a una definizione chiara di lavoratore fragile che non è determinata necessariamente dall’età, ma dalla presenza di almeno una patologia con un certo grado di severità, tra quelle che, insieme al Covid, potrebbero determinare un esito infausto della malattia. Una recente circolare del Ministero della salute (n.13 del 4 settembre 2020) regola la materia.
Voglio precisare che la definizione di lavoratore fragile nella scuola segue quella che è già stata fatta in altri comparti lavorativi, in particolare della pubblica amministrazione, ma nei confronti degli insegnanti si è attivata una campagna di fake news, che paventava richieste in massa di esoneri dall’insegnamento, volta a screditare il corpo docente.
Considero questi attacchi molto pericolosi perché delegittimare le figure di mediazione, come appunto gli insegnanti, significa attaccare la democrazia stessa.
Perciò non credo affatto a ondate di richieste di esonero dal servizio. Piuttosto penso che sia importante una seria attività preventiva all’interno delle scuole. In Italia, fino ad alcuni decenni fa, c’era la figura del medico scolastico presso ogni scuola, un punto di riferimento che, essendo legato alla singola comunità scolastica, conosceva da vicino le problematiche sanitarie di alunni e personale.
Oggi ci vorrebbe un sistema simile, adeguato ai tempi. Lo SNALS e Angelo Raffaele Margiotta, Segretario Generale della Confsal, Confederazione della quale facciamo parte, chiedono al Governo di ripristinare la medicina scolastica. Non è pensabile che la vigilanza sanitaria sia affidata a personale scolastico attraverso l’individuazione del referente Covid, ma questo compito deve essere attribuito a personale sanitario che è l’unico in grado di interfacciarsi nel modo giusto con i Dipartimenti di Igiene e Prevenzione Sanitaria delle Aziende sanitarie locali (ASL).
Vorrei, inoltre, porre l’attenzione su un altro elemento di rischio per tutte le componenti delle comunità scolastiche: la carenza degli organici. Nelle nostre scuole avremmo voluto in cattedra dal primo giorno di scuola il maggior numero di docenti possibile, e soprattutto docenti assunti stabilmente. Ma non sarà così: avremo oltre 200.000 insegnanti supplenti, e le nomine, nello scenario più ottimistico, si completeranno verso la metà di ottobre. Per noi il problema era evidente fin dallo scorso anno, tanto che avevamo chiesto un concorso straordinario per la stabilizzazione dei precari che conciliasse l’esigenza di stabilizzare rapidamente il personale con l’esigenza di dare spazio al merito, ma il Ministero dell’istruzione si è impuntato sulle modalità di selezione: ed eccoci con circa 32.000 docenti che ancora devono svolgere il concorso.
Per concludere, penso che sia arrivato il momento di una svolta in questo Paese. L’emergenza Covid ci ha spinto a rimandare la riapertura della scuola, quasi questa non fosse un settore produttivo del Paese, ma nessuno Stato democratico può resistere a lungo senza un progetto per la scuola del dopo Covid; le risorse del Next Generation EU andranno impegnate in larga misura per la scuola. Lo riaffermeremo con forza nella manifestazione unitaria del 26 settembre a Roma.