In primo piano l’impegno di docenti e famiglie nella didattica a distanza. Le tecnologie si sono rivelate veramente utili, infatti molte attività che rischiavano di essere bloccate hanno continuato a svolgersi grazie alla modalità smart working. Tuttavia hanno anche messo in evidenza carenze, rilevando a volte distanze sociali già esistenti, con il rischio di generarne di nuove.
La sospensione obbligata delle lezioni ha fatto sì che il mondo della scuola e le famiglie si siano trovati improvvisamente di fronte ad una strada poco battuta. Come era prevedibile, l’insegnamento a distanza (DAD) ha fatto emergere divari territoriali in termini di strutture e di competenze degli insegnanti e degli studenti.
Il Ministero, con circolari, videomessaggi, note dei capi di dipartimento, sembra ignorare che non tutte le famiglie, a casa, dispongono di un pc, oppure di una linea fissa per la connessione. Numerose scuole sono prive di strumentazione e, laddove è presente, gli insegnanti si sono trovati a inventare da soli nuovi metodi per insegnare.
In questa fase è emersa una realtà a macchia di leopardo: nelle scuole di alcuni territori sono state utilizzate varie piattaforme e oltre la metà degli studenti assiste a video-lezioni svolte dai propri insegnanti. In altre mancano le strumentazioni o, se presenti, sono usate parzialmente perché la formazione alla scuola digitale è in ritardo e non è ancora diffusa la presenza dell’Animatore Digitale, la nuova figura istituita con “Il Piano Nazionale Scuola Digitale” del 2015.
Tuttavia, di fronte all’emergenza, pure i docenti meno “attrezzati” hanno sperimentato, con impegno veramente lodevole, le possibilità offerte dalla tecnologia, continuando a “fare scuola” senza tenere conto degli orari e delle difficoltà informatiche, ponendo un argine alla ancora troppo diffusa dispersione scolastica.
Siamo pressoché agli inizi di un percorso di innovazione e i tempi perché esso si diffonda e si rafforzi non saranno brevi; l’importante è che ciò che è stato fatto nel periodo di sospensione delle lezioni che, come sappiamo, si prolungherà fino alla fine dell’anno scolastico, non vada disperso perché la modalità di insegnamento-apprendimento a distanza continuerà ad essere utilizzata. Il D.L. 8 aprile 2020, n. 22, (art. 5, co 3), prevede infatti che nel nuovo anno scolastico.
“... siano assicurate le prestazioni didattiche e lavorative di tutto il personale nelle modalità a distanza e di lavoro agile ...” e inserisce previsioni anche per quanto riguarda il recupero e la valutazione. Bisogna infatti attrezzarsi.
Dal mondo scientifico emergono previsioni poco confortanti: il Covid-19 non sarà debellato in tempi brevi, anzi, dovremo imparare a convivere con esso, mettendo in atto strategie opportune per contenerne il contagio, e che, contestualmente, consentano al nostro Paese di avviare la cosiddetta fase due, successiva al lockdown, con graduali aperture per la ripresa economica e sociale.
Immaginare prospettive fattibili per la ripartenza in tutti i settori è un’impresa titanica. Per quanto concerne la scuola, cosa succederà a settembre? Ci si chiede come sarà possibile conciliare il diritto all’istruzione con il diritto alla salute.
Sarà indispensabile una diffusione generalizzata di piattaforme digitali per la didattica distanza per colmare le lacune emerse e, nel contempo, adottare misure contro il contagio (fornitura quotidiana di dispositivi di sicurezza e modalità di distanziamento, vista anche la scarsa capienza delle aule dei nostri edifici scolastici). Ancora molte le ipotesi. Con apposite ordinanze del Ministro dell’istruzione, sentiti il Ministro dell’economia e delle finanze e il Ministro per la P.A. saranno adottate specifiche “Misure per l’ordinato avvio dell’anno scolastico 2020/2021”.
Vedremo. Il nuovo anno scolastico è alle porte. Pertanto, senza perdere tempo, va fatta una seria programmazione degli interventi per contenere il propagarsi del virus, da un lato, e va avviata una riflessione pedagogica sulle nuove prospettive della didattica e dell’educazione, dall’altro. Dal Ministero sono arrivate a volte decisioni incoerenti, come quella di dar corso, nel momento più grave dell’emergenza sanitaria, all’ordinanza sulla mobilità del personale scolastico, nonostante le proteste dello Snals-Confsal e degli altri sindacati, così come al rinnovo delle graduatorie del personale ATA.
Altra questione che suscita tante preoccupazioni è la volontà di pubblicare subito il bando dei concorsi ordinari, alla quale noi ci opponiamo. Unica nota positiva la circolare sugli organici del personale docente per l’a.s. 2020/2021. Grazie alla battaglia condotta dallo Snals-Confsal è stato assicurato il mantenimento degli organici attuali, anche in considerazione del fatto che l’organico determinato a livello triennale resta valido anche per il 2021.
Sono stati poi assicurati ulteriori 390 posti per l’organico di potenziamento nella scuola dell’infanzia e la stabilizzazione sull’organico di diritto di 1090 posti di sostegno per effetto della legge 160/2019. Una vittoria, questa degli organici, che ci induce a continuare le nostre battaglie con sempre maggiore forza, soprattutto per quanto riguarda il rinnovo dei contratti, anche come doveroso riconoscimento dell’impegno del personale della scuola e di tutte le istituzioni del Comparto Istruzione e Ricerca. L’anno scolastico volge al termine prima dei tempi consueti e un milione di dipendenti, compresi i precari, e circa nove milioni di alunni con le loro famiglie hanno il diritto di conoscere in tempi brevi quali saranno le decisioni per garantire il regolare avvio del prossimo anno scolastico.
#Insieme ce la faremo
Elvira Serafini
Segretario generale Snals-Confsal
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