Le considerazioni espresse sono tanto più valide dopo la promulgazione del DPCM 8 marzo 2020 sull'emergenza coronavirus.
Roma, 06 marzo 2019
Al presidente dell’Istat
Prof. Gian Carlo Blangiardo
Al direttore generale
Dr. Michele Camisasca
Alla delegazione di trattativa dell’Istat
Dr.ssa Vittoria Buratta
Dr. Paolo Weber
Oggetto: emergenza Covid-19
Relativamente agli ultimi provvedimenti di cui all’oggetto e apprezzando lo sforzo messo in campo dall'Amministrazione con l'estensione del lavoro agile a tutto il personale Istat, riteniamo utile, unitariamente, porre all’attenzione alcune questioni che appaiono oltremodo urgenti.
La prima riguarda la possibilità da parte di tutti i lavoratori di accedere alla modalità di lavoro agile secondo quanto definito dal comunicato COM 29/2020 del 04/03/2020.
Malgrado questo, giungono alle scriventi Organizzazioni Sindacali dai lavoratori molte segnalazioni di limitazioni alla facoltà di usufruire del lavoro agile. Se la ratio del provvedimento è quella del contenimento della diffusione del COVID-19 riducendo i rischi di esposizione al contagio, è inaccettabile che alcuni dirigenti possano far pressione sui propri collaboratori affinché limitino la loro adesione al lavoro agile. Le Organizzazioni Sindacali scriventi ritengono che debba essere comunque prioritario il diritto alla salute dei lavoratori, limitando al massimo la presenza degli stessi in Istituto solo nei casi nei quali i processi/servizi non sono in alcun modo governabili da remoto e sempre su base volontaria.
Riteniamo quindi che i dirigenti, nel caso, debbano organizzare gli uffici in modo da limitare al massimo la presenza dei lavoratori nelle sedi, favorendo il ricorso al lavoro agile.
Riteniamo necessario segnalare, l'esigenza di dedicare attenzione ai lavoratori con disabilità che necessitano di essere anch’essi messi in condizione di svolgere la loro prestazione lavorativa in modalità agile e di tutelare il personale che ha problemi di salute di una certa rilevanza, come cardiopatici, immunodepressi, soggetti in fase post-operatoria e/o sottoposti a cure particolarmente invasive, per i quali l’Istituto Superiore di Sanità ha già consigliato di evitare di uscire dalle proprie abitazioni se non per necessità inderogabili. Per questi ultimi soggetti particolarmente a rischio, si chiede di valutare una soluzione per garantire un'ulteriore copertura alla conclusione del periodo indicato come emergenziale a seguito del DPCM del 4 marzo 2020.
Risulta che ad oggi i CIS degli uffici territoriali sono stati chiusi in alcuni casi, in altri aperti 'normalmente', in altri ancora sostituiti da ricevimento per appuntamento. Occorre quindi una direttiva generale: per questo è stata costituita un'apposita direzione.
Cordiali saluti
Lorenzo Cassata – FLC CGIL
Gianluca Giuliani – FIR CISL
Fabrizio Monteleone – UIL Scuola Rua
Silvia Montagna – Gilda Unams
Patrizia Altieri e Fabio Agrimi – SNALS CONFSAL