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Una seria programmazione per l'insegnamento dell'educazione civica

C'è almeno un anno di tempo propedeutico per preparare studenti e genitori, per confrontarsi con i dirigenti, per formare i docenti, per avviare una seria programmazione con fondi aggiuntivi da stanziare nella ormai prossima legge di Bilancio.

L’insegnamento trasversale dell’Educazione Civica decorrerà dal 1° settembre 2020.

Non parte quest’anno sia perché la legge stessa (n. 92 del 28.8.2019), entrata in vigore il 5 settembre 2019, prevede l’istituzione dell’insegnamento “ a decorrere dal primo anno successivo all’entrata in vigore della legge stessa” sia perché la bozza di decreto predisposta dal ministro per consentire l'avvio di una sperimentazione dell'insegnamento già da quest’anno è stata respinta. Il CSPI (Consiglio Superiore della Pubblica istruzione), chiamato ad esprimere il proprio parere obbligatorio ma non vincolante, ha affermato che la  sperimentazione non è praticabile in questo anno scolastico, in quanto comporta una serie di adempimenti sul piano organizzativo e didattico di difficile attuazione per motivi di tempo, essendo l'anno scolastico già avviato.

C’è almeno un anno di tempo, allora, propedeutico, per preparare studenti e genitori, per confrontarsi con i dirigenti, per formare i docenti,  per avviare una seria programmazione con fondi aggiuntivi da stanziare nella ormai prossima legge di Bilancio.

Lo Snals Confsal ha partecipato all’iter legislativo dei tanti progetti di legge di iniziativa parlamentare sulla materia. Ha condiviso il principio, ha avanzato proposte, ha espresso preoccupazioni. Ad esempio, ha  sottolineato l’urgenza di un piano di formazione dei  docenti per impostare una nuova modalità di insegnamento con caratteristiche interdisciplinari. Allo scopo  di evitare lo scivolamento della disciplina  verso una nuova marginalità, ha proposto di attribuirle la dignità e la valenza di disciplina a sé stante, con docenti formati e in possesso di requisiti specifici, con autonoma valutazione anche negli scrutini.

Oggi, per superare le criticità che ancora sono presenti anche nella legge 92/2019 dal punto di vista della sua fattibilità didattica e organizzativa, lo Snals Confsal propone l’ avvio di un progetto di sperimentazione almeno biennale, con la prospettiva della modifica dei quadri orari, di optare per un insegnamento curriculare con un docente titolare della disciplina, formato e con valutazione autonoma.

Un progetto di sperimentazione di durata predefinita, con l’ indicazione chiara degli obiettivi da sottoporre, poi, a valutazione dei risultati. Un iter per consentire di definire nuovi curricoli e nuove scansioni degli ordinamenti degli studi, nuovi organici.

Vanno studiati per tempo tutti gli adempimenti richiesti sul piano educativo e didattico: l’utilizzo della quota di autonomia riservata alle scuole, che  postula  la rimodulazione/sottrazione dell’ora ad altri insegnamenti; la composizione dei Consigli di classe; il ruolo del docente coordinatore che propone il voto nel Consiglio di classe, soprattutto nella valutazione finale. L’esperienza del docente che insegna due, tre discipline e che, in sede di valutazione finale si esprime con un solo voto è un’anomalia già presente nella nostra scuola e questa nuova legge la conferma.

Servono chiarezza organizzativa e risorse umane, economiche e strumentali. In piena coerenza, nelle sue “Linee di piattaforma per il rinnovo del CCNL 2019-2021 “ Al Governo lo Snals-Confsal chiede la quantificazione di certificate risorse economiche ai fini del finanziamento di un piano quinquennale di investimenti , strumentale alla qualificazione del sistema di istruzione e formazione”.

Non si può qualificare l’offerta formativa e subordinare i provvedimenti legislativi al contenimento della spesa.  Altrimenti, ancora una volta, la cosa più semplice sarà quella di lasciare che le singole istituzioni scolastiche definiscano tempi e modalità e titolarità dell’insegnamento, garantendo caratteristiche e finalità, ma senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. La sua attuazione prevede le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.

Un’ altra innovazione a costo zero, dunque. Nessuna risorsa in più per la retribuzione, ad esempio, del lavoro del coordinatore. Ulteriore lavoro sommerso dei docenti.

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