Questa mattina, il Segretario generale, Elvira Serafini (S) ha rilasciato un’intervista a Radio Radicale, realizzata da Valeria Manieri (M), della durata di 13 min. circa, riguardante la Scuola e le riforme possibili: cosa resta della riforma della buona scuola, come costruire un sistema integrato tra territorio, scuola, politiche attive del lavoro. Sono stati trattati i temi: Autonomia, Governo, Istruzione, Renzi, Riforme, Scuola, Sindacato.
L’intervista è ascoltabile al link https://www.radioradicale.it/scheda/566330
19 FEB 2019 - 11:17
(www.radioradicale.it - ioascolto@radioradicale.it)
Trascriviamo il testo dell'intervista:
(M).Torniamo a parlare del mondo della scuola, di quello che si muove intorno alla scuola e delle riforme fatte o mancate dei cambiamenti in corso. abbiamo qui con noi in studio, è un piacere ritrovarla, Elvira Serafini, segretario generale dello SNALS, Sindacato Nazionale dei Lavoratori autonomi della scuola, Bentornata
(S). Grazie
(M). Insomma, c'è molto da dire perché si torna a parlare di autonomia scolastica; abbiamo discusso varie volte qui su Radio Radicale delle parti della Buona Scuola, quindi della riforma voluta dall’allora governo Renzi, rispetto alla chiamata diretta, rispetto ai punti che sono stati via via smantellati. Cerchiamo di ragionare su quello che è rimasto, su quello che funziona, su quello che non funziona e su quello che voi vorreste che fosse messo in discussione. Forse partiamo da qui
(S). Si. è chiaro che la legge 107, la legge di riforma detta Buona Scuola, ci ha visti molto decisi nel non accettare questa riforma nelle sue varie parti e oggi siamo soddisfatti perché alcune parti importanti come la chiamata diretta è stata smantellata e proprio perché è stata smantellata la chiamata diretta non abbiamo più gli ambiti che destavano grande preoccupazione per quanto riguarda i contratti; erano dei contratti triennali dove la titolarità era sull'ambito. Oggi ritorniamo a parlare di una titolarità di istituto, di scuola e pertanto anche l'ordinanza sulla mobilità, che sta per partire, ci lascia ben sperare che la categoria riorganizzerà la sua vita potendo ritornare, potendo avere la titolarità negli ambiti di istituzioni scolastiche. Noi, per far capire alla base, qual è il successo di questa ordinanza, diciamo che praticamente ritorniamo a quelli che erano i canoni dell'ordinanza del 2015 per quanto riguarda la mobilità. di conseguenza è un passo importantissimo. La chiamata diretta destava tante preoccupazioni, ce lo siamo detti tante volte, che praticamente c'era questa possibilità di chiamare chi si voleva, senza il rispetto di un punteggio, di una graduatoria, ma con dei criteri che potevano essere eventualmente, anche in alcuni casi, contestati.
(M). Ecco, cerchiamo di andare un po’ più nel dettaglio, perché da una parte può essere assolutamente ragionevole temere, soprattutto in alcune parti del nostro Paese, specialmente al sud, e so’ di toccare un punto a lei caro, ci possano essere anche malcostumi per quella chiamata diretta, per esempio per favorire questo o quell'altro, il parente o l'amico o addirittura peggio… Però c'è anche un problema oggettivo, cioè il fatto che in Italia ci sia sempre stata, a differenza di quanto accade in altri paesi, un po' una scarsa trasparenza su quelle che sono poi le cosiddette performance degli istituti scolastici e quindi non si mette, se non per passa parola, a conoscenza i cittadini e cittadine e soprattutto ragazze e ragazzi, di quelle che sono le scuole che sono più promettenti. Ecco, come si può ovviare però a questo deficit, che è da una parte di conoscenza, dall'altra anche per mettere virtuosamente in competizione gli istituti, come avviene in altri in altri paesi che poi sono paesi che, anche nei ranking mondiali sulla qualità dell'Istruzione, sulla capacità di occupabilità dei propri studenti, vanno meglio. Questa diciamo è una evidenza scientifica. Cosa si potrebbe fare?
(S). Innanzitutto io ci tengo a precisare che ciò che lei ha detto non è poi proprio vero. Perché i favoritismi possono esserci al sud come possono essere al nord; non accetto la differenza tra nord e sud. Ecco, dicendo questo apro anche una parentesi che il merito va ai professori, ai dirigenti e al personale Ata che lavora al Sud con grossi sacrifici; come va apprezzato il personale del Nord, dirigenti, professori, docenti e Ata che lavorano al Nord. Questa differenza non ci deve essere, non la accettiamo perché il personale lavora seriamente dappertutto. Anzi, una lode particolare va fatta ai docenti e al personale tutto che lavora al Sud perché non viene supportato dalle strutture adeguate di conseguenza va aperta una parentesi per precisare questo punto.
(M). Lei ha ragione perché, a microfoni spenti, dicevamo che quando si parla di scuola, chiaramente si parla di istituti scolastici, di formazione e di una serie di servizi collaterali che vanno dalla mensa alle palestre, ecc., però questo effettivamente è più un problema del Sud, poiché al sud mancano tutta una serie di infrastrutture, di reti …
adeguate, di supporto!
(M). Esatto, per cui la scuola finisce per essere il fusibile…
(S). E allora va apprezzato ancora di più perché il lavoro del personale che non ha una struttura di supporto va certamente lodato. E non vogliamo fare polemiche, non vogliamo entrare nel merito. Diciamo che tutto il personale lavora. Qual è l'invito? Ecco, l'invito che noi facciamo, il desiderio, la lotta sindacale, è che ci sia proprio un piano pluriennale di interventi seri per la scuola tutta e, in modo particolare, dove c'è una carenza di infrastrutture che interagiscono. Questo è importante.
(M). Per cui bisogna mettere in rete i comuni?
(S). Sì, brava, i comuni, le regioni, le scuole e quando facciamo questo ragionamento siamo vincenti. Non possiamo parlare della scuola isolata, nel paesino, che fa un lavoro che sicuramente va lodato però ha bisogno di chi supporta questo lavoro. Allora l'invito è parliamo. La politica deve scendere in campo seriamente, deve intervenire, dal comune alla provincia e alla regione. Parliamo una sola lingua quando parliamo di organizzazione a livello tuttotondo, dallo Stato alla provincia, al comune.
(M). Però, tornando alla domanda, come li mettiamo in competizione questi istituti scolastici, ammesso che sia questo l’obiettivo; dove in altri posti questo modello funziona, magari in Italia non funziona, però è anche un elemento di conoscenza.
(S). Eh sì certo un elemento di conoscenza. Noi invitiamo le scuole e gli istituti a scendere in campo a promuovere ciò che fanno. Si sta entrando in quest'ottica; tutte le scuole si attrezzano, prima delle preiscrizioni, a cercare di evidenziare il lavoro che singolarmente ogni istituzione scolastica fa con i propri indirizzi. è chiaro che noi l'intervento che dovremmo fare e che invitiamo il Ministero a intervenire, è cercare di creare maggior collegamento tra il territorio e le industrie presenti sul territorio perché la scuola deve rispondere a quelle che sono le esigenze reali del momento per poter avere una continuità. Il giovane che prende il diploma non sempre va all'università, non sempre continua gli studi universitari e ha bisogno di capire qual è la richiesta del mercato. Ecco, noi abbiamo scuola-lavoro, che oggi la chiamiamo un altro modo, che abbiamo tanto criticato, perché le ore sono diminuite,…
(M). L'alternanza scuola-lavoro?
(S). Ecco, lì dobbiamo lavorare molto, dobbiamo cercare di creare un collegamento diretto con il mondo dell’industria.
(M). Però si è parlato di un peggioramento, sono diminuite le ore, non so se è stata un’idea apprezzabile o no…
(S). Esatto! non è stata affatto un'idea apprezzabile. Adesso il Ministero ha drizzato un po' il tiro perché ha comunicato che dove le scuole sentono la necessità di ampliare questo numero di ore, lo può fare richiedendo anche ulteriori fondi. Però bisogna lavorare tanto su questo e prendere come esempio gli altri paesi europei. Siamo in Europa, ma guardiamo come funziona meglio la scuola in alcuni paesi dove c'è proprio questo collegamento con il mondo del lavoro che dà lo sbocco immediato a chi consegue un titolo di studio.
(M). Un’ultima domanda, perché lei si tratta il tema dell'alternanza scuola-lavoro, del rapporto col territorio, dell'impegno, anche del rapporto tra le imprese e le industrie locali e il mondo della scuola. Parlavamo di imprese, di riforme importanti che sono state parzialmente smantellate, come la buona scuola. Ma, parliamo anche un po' a ritroso, di quella che è una riforma importante, soprattutto di questo governo giallo-verde che è quella del reddito di cittadinanza e delle politiche attive del Lavoro. E quello è il pezzo finale rispetto a quello che poi dovrebbe essere il percorso di formazione di ciascuno di noi, dei ragazzi, delle nuove generazioni. Come mettere in connessione questi due elementi?
(S). È difficile, però dovremmo tentare di capire una progettazione specifica su questo perché questo scollamento, secondo me, …non c'è una sinergia tra….
(M). Al momento sembrano compartimenti stagno ancora…
(S). Infatti, è proprio questa separazione che secondo noi non porterà da nessuna parte se non si crea un collegamento sinergico tra le varie parti. Altrimenti sarà vana anche questa proposta del governo giallo-verde.
(M). Poi c’era stato dapprima il tentativo, con la riforma del Titolo V, di rinazionalizzare le politiche attive del lavoro, però contestualmente di rendere più locali le autonomie scolastiche.
(S). Ma a tutt'oggi questa sinergia che doveva funzionare, a tutt'oggi non…
(M). Serve un piano nazionale?
(S). Un piano nazionale. L'ho detto prima, se qui non si lavora con una progettazione di un piano pluriennale non andiamo da nessuna parte, rimarrà un sistema scollegato.
(M). Davvero grazie, Elvira Serafini, segretario nazionale SNALS Sindacato Nazionale Lavoratori Autonomi della Scuola, buon lavoro!
(S). Grazie, grazie, buon lavoro a tutti.