Finalmente si è aperta la trattativa all’Aran per il rinnovo del contratto del Comparto “Istruzione e Ricerca”. Un negoziato lungamente atteso che ha quasi il sapore di un evento, e, in effetti, dopo una lunghissima pausa, è avvertito come tale. Non dovrebbe, perché è dovere del Governo fare i contratti secondo la cadenza prevista dalla normativa e diritto dei lavoratori che gli stessi vengano rinnovati nei tempi giusti. Ma sappiamo bene che il prezzo della cronica crisi economica del nostro Paese è stato soprattutto il pubblico impiego a pagarlo, anche con il mancato rinnovo del contratto di lavoro per nove lunghi anni. Nonostante l’azione pressante svolta dallo Snals-Confsal per sollecitare l’apertura del negoziato.
Attualmente la strada è tutta in salita e la trattativa non comincia sotto i migliori auspici, sia per la complessità del contesto contrattuale, poiché si tratta del primo contratto del nuovo Comparto unico ‘Istruzione e Ricerca’, comprendente le diverse professionalità che operano nella Scuola, nell’Afam, nell’Università e nella Ricerca, sia perché la legge di bilancio 2018 ancora è al vaglio di Camera e Senato.
Una legge che combatteremo per cambiarla perché, ad oggi, le nostre aspettative sono state deluse: le risorse economiche proposte sono insufficienti per rilanciare i settori della conoscenza e per valorizzare la professionalità dei lavoratori del Comparto. Abbiamo dichiarato che l’incremento medio di 85 euro mensili pro capite non è sufficiente neppure per il recupero della perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni, drasticamente ridotto nell’ultimo decennio.
La parte economica è, quindi, determinante: per noi gli 85 euro rappresentano soltanto un punto di partenza e devono essere destinati tutti al tabellare; nel contempo abbiamo chiesto risorse aggiuntive per innalzare i livelli retributivi che, al confronto europeo, risultano tra i più bassi.
Migliorare le condizioni di lavoro, riconoscere adeguatamente il lavoro, restituire dignità professionale al personale, rilanciare il ruolo della contrattazione, sono per noi obiettivi prioritari che sol tantolo strumento contrattuale può legittimamente realizzare.
Altrettanto necessaria è la revisione della parte normativa del CCNL, spesso oggetto di incursioni legislative che ne hanno snaturato il valore e la portata. Basti pensare alla legge 150 che ha ricondotto il sistema della P.A. a schemi aziendalistici, introducendo la premialità delle performance per ottenere efficienza ed efficacia. O alla legge 107, che tante conflittualità ha causato nella scuola: provvedimenti che hanno tagliato spazi alla contrattazione e alla collegialità con interventi unilateralmente imposti. Tutto ciò è stato oggetto di ampia riflessione nel nostro Convegno Nazionale dello scorso settembre, dove autorevoli relatori hanno messo in luce e approfondito queste problematiche, indicando la necessità di una svolta. Occorre, pertanto, riscrivere regole certe, chiare ed equilibrate, eliminando la conflittualità tra legge e contrattazione, al fine di creare le giuste condizioni di lavoro per il personale e favorire un clima disteso nei luoghi di lavoro.
In caso di mancanza di risposte concrete alle proprie richieste, lo Snals-Confsal darà il via a iniziative di mobilitazione per sbloccare la situazione.
Metterà in campo tutte le sue energie per far modificare la legge di Bilancio, rivendicare risorse aggiuntive e far sì che il nuovo contratto riconosca la funzione istituzionale, sancita dalla Costituzione, dei settori del Comparto. Che non sono aziende da gestire, ma motori dello sviluppo culturale, sociale ed economico del Paese. L’obiettivo è costruire il futuro dei giovani e ciò è possibile solo investendo adeguatamente sull’istruzione, un’istruzione seria che è la base per l’acquisizione di conoscenze e competenze su cui fondare una formazione di qualità.
Elvira Serafini
Segretario generale dello Snals-Confsal