L’anno scolastico che si chiude è stato caratterizzato da numerosissime iniziative sindacali per rivendicare il rinnovo del contratto di lavoro e per contrastare gli aspetti negativi della legge 107/2015 e dei provvedimenti attuativi.Questi ultimi non solo non hanno creato le condizioni per un reale miglioramento del sistema educativo italiano e per una piena attuazione dell’autonomia, ma hanno penalizzato i diritti del personale, la collegialità, la libertà d’insegnamento e la contrattazione.
Alcuni dei decreti legislativi attuativi saranno anche in relazione con la revisione del complesso sistema di rapporti tra Stato, Regioni ed Enti locali. La legge di riforma della Costituzione, approvata il 12 aprile scorso, prevede infatti la revisione del riparto di competenze legislative e regolamentari fra Stato e Regioni. In particolare è soppressa la competenza legislativa concorrente con una redistribuzione delle materie tra competenze legislative statali e competenze regionali. Si riscrive l’art. 117 della Costituzione anche per il settore istruzione, riportando, inoltre, nella competenza legislativa dello Stato le disposizioni generali e comuni sull’istruzione e formazione professionale.
Si apre quindi una fase delicata che richiederà molta attenzione, anche in vista del referendum di ottobre cui sarà sottoposta la stessa legge di riforma costituzionale che ridisegna i poteri della Repubblica. Nel corso di questo anno l’impegno e le azioni del sindacato hanno interessato tutte le categorie: i docenti, il personale Ata;i dirigenti scolastici; i precari. Per questi ultimi il sindacato, oltre a promuovere forme di protesta, ha messo in campo iniziative legali, in particolare per quelle tipologie che sono state escluse non solo dalle assunzioni, ma anche dalle procedure concorsuali.
Nello specifico, siamo intervenuti sul sistema della valutazione dei docenti, previsto dalla legge 107/15 per l’attribuzione del bonus legato al merito e, in quanto compenso accessorio, ne abbiamo rivendicato la sede negoziale che poi abbiamo ottenuto salvaguardando gli spazi della contrattazione. Abbiamo contrastato anche a livello politico la composizione del comitato di valutazione. Ma il meccanismo premiale, come purtroppo avevamo previsto, ha scatenato nelle scuole tanto disorientamento, tanta disomogeneità nella definizione dei criteri, ulteriore malcontento.
Per quanto riguarda il contratto della mobilità siamo riusciti a limitare i danni della legge e a salvaguardare, quanto più possibile, il mantenimento della titolarità sul singolo istituto e non su ambito. Con l’accordo politico del 6 luglio sull’assegnazione dei docenti dagli ambiti alle scuole, abbiamo definito criteri oggettivi e trasparenti per l’avvio della relativa sequenza contrattuale. Un ulteriore significativo passo avanti nella limitazione degli errori della legge 107/15. L’obiettivo era infatti di assicurare il massimo di obiettività e trasparenza a operazioni che riguarderanno migliaia di persone. Il negoziato, però, è stato sospeso per mancanza di rispetto da parte del Miur degli impegni assunti nell’accordo politico.
Il Miur ha poi convocato i sindacati e, mentre questo giornale va in stampa, si sta svolgendo un nuovo incontro. Abbiamo denunciato in tutte le sedi la grave esclusione dal piano straordinario di assunzioni degli insegnanti della scuola dell’infanzia e del personale Ata, quest’ultimo penalizzato dalla legge di stabilità per il divieto delle sostituzioni e per i tagli degli organici sui quali abbiamo chiesto un confronto al Miur (v. a pag. 3, n.d.r.).
Ci siamo fatti interpreti della protesta dei dirigenti scolastici che hanno aderito alle nostre iniziative di lotta. La drastica riduzione di ben 2.292 posti di organico e di ben 1664 dirigenti in servizio ha incrementato il dannoso sistema delle reggenze, mentre l’accresciuto carico di lavoro e connesse responsabilità non è riconosciuto da retribuzioni non solo inadeguate ma addirittura ridotte. La discutibile direttiva sulla valutazione dei dirigenti ha subito positive modifiche grazie allo Snals-Confsal e ai suoi rappresentanti nel Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione che, nel proprio recente parere, ha proposto puntuali modifiche che sono state recepite. Una scuola senza risorse, senza personale stabile, valorizzato e motivato, docenti, Ata, dirigenti, non può funzionare. Serve il contratto, sancito dalla Costituzione come diritto di ogni lavoratore, e la cosa grave è che ci sono voluti un’ampia mobilitazione su tutto il territorio nazionale e ben due scioperi per rivendicare l’apertura del negoziato, mentre la sentenza della Corte costituzionale rimane a tutt’oggi disattesa.
Il rinnovo del contratto permane, pertanto, il nostro obiettivo primario e continueremo a batterci perché la partita si giochi sia sulla parte normativa che su quella economica. Nel contempo siamo pronti ad affrontare la sfida del nuovo comparto unico, previsto dall’accordo sui comparti di contrattazione, sottoscritto in via definitiva il 13 luglio, che aggregando scuola, università, Afam e ricerca potrà presentare delle opportunità per la valorizzazione delle specificità dei settori del sapere.
Marco Paolo Nigi
Segretario generale Snals-Confsal