A seguito della sottoscrizione dell’ipotesi di Contratto Collettivo Quadro per la defi nizione dei comparti di contrattazione e delle relative Aree dirigenziali per il triennio 2016/2018, gli scenari subiranno radicali cambiamenti. I comparti saranno ridotti da undici a quattro, in applicazione della cosiddetta legge Brunetta, mentre, sul piano della rappresentatività viene confermata la soglia del 5%, calcolata sulla media dei voti ottenuti nelle elezioni delle RSU con il numero delle deleghe, e necessaria per ottenere le prerogative sindacali: partecipazione alle trattative, permessi e distacchi, partecipazione alle assemblee. Scuola, Università, Afam e Ricerca saranno aggregate in un unico comparto e questo potrà sviluppare nuove interazioni tra i settori dell’istruzione e, allo stesso tempo, tenere conto delle rispettive specifi cità contrattuali.
La Confsal sarà rappresentativa in ben tre nuovi comparti e nelle corrispondenti aree dirigenziali e questo è un traguardo di non poco conto. Nonostante i 250mila tagli di posti di lavoro nel pubblico impiego e i 133mila posti in meno nella scuola, Confsal e Snals consolidano e rafforzano, pertanto, la loro rappresentanza e rappresentatività nel panorama sindacale italiano.
L’accordo sui comparti, pur criticabile in alcuni aspetti, costituisce il presupposto indispensabile per aprire il confronto sull’atteso rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Un confronto che il Governo, a tutt’oggi, rifiuta ostinatamente, nonostante le nostre reiterate richieste e che ora non ha più giustificazioni per eludere.
Ci troviamo in una stagione complessa, nella quale siamo chiamati a difendere, oltre i legittimi interessi dei lavoratori, il valore del dialogo sociale che è fattore essenziale di coesione per la società, di democrazia e di rispetto della Costituzione. Abbiamo contrastato con tutte le nostre forze i numerosi interventi a gamba tesa da parte del governo in un settore così delicato e strategico come la scuola, l’infrastruttura più importante per il rilancio culturale, economico e sociale dell’Italia. Di fronte alla miope e verticistica politica governativa siamo stati costretti, in questi ultimi anni, a mettere in campo numerose iniziative di protesta, ricorrendo talvolta anche allo sciopero. Il 20 maggio abbiamo rivendicato con i lavoratori della scuola l’urgente apertura delle trattative e un incremento adeguato delle risorse stanziate nella legge di stabilità e confermate nel Documento Finanziario. I 300 milioni di euro, che corrispondono ad un aumento medio mensile lordo di sette euro pro capite, rappresentano una grande umiliazione per tutte le professionalità della scuola. È chiaro che di fronte a questa proposta irricevibile e offensiva, non è possibile sedersi al tavolo del negoziato. Significherebbe rassegnarsi al danno irreparabile che ha determinato in questi anni il blocco dei contratti di lavoro, sia sul piano economico - con la perdita consistente del potere d’acquisto delle retribuzioni in tutto il pubblico impiego - sia nel sistema delle regole del lavoro nella scuola su cui si sono susseguiti interventi disorganici ed estemporanei per via legislativa che hanno pressoché affossato la contrattazione.
Il contratto, oltre ad essere un fattore di valorizzazione del personale, di trasparenza, equilibrio, equità, libererebbe il lavoro dei docenti dall’eccesso di adempimenti burocratici che tolgono spazio vitale all’insegnamento – la loro vera mission - a tutto danno della qualità della didattica e dell’offerta formativa. Basta alla scuola urocratica!, Noi vogliamo una scuola seria e democratica, fondata sulla partecipazione, sulla collegialità, sul rispetto dei diritti di tutti i lavoratori. Il nostro compito è di sostenere obiettivi irrinunciabili di tutela del personale e di reale funzionalità del sistema d’istruzione nel suo complesso. In questo periodo, l’impegno e le azioni del sindacato hanno riguardato tutte le categorie: i docenti, soprattutto per la questione della mobilità, del comitato di valutazione e del “bonus” legato al merito; il personale ATA che - come i docenti della scuola dell’infanzia - è stato escluso dal Piano straordinario delle assunzioni, e i dirigenti scolastici che, a fronte di accresciuti oneri di lavoro e connesse responsabilità, vedono diminuire le loro retribuzioni. Senza dimenticare i precari, soprattutto quelle tipologie che, non solo sono state escluse dalle assunzioni del Piano straordinario, ma anche dalla procedura di reclutamento tramite concorso.
Il coinvolgimento di docenti, ATA, dirigenti scolastici alle manifestazioni e allo sciopero del 20 maggio, dimostra che la scuola nel suo complesso non è più disposta a subire passivamente una situazione ormai intollerabile. La mobilitazione non si esaurisce, ovviamente, con la giornata di protesta. Continueremo con coerenza, e nel segno di una rafforzata unità d’azione, la nostra lotta con nuove iniziative che diano visibilità alle emergenze della scuola e di tutti i lavoratori del pubblico impiego. Il rinnovo del contratto, sia nella parte normativa che economica, è il nostro principale obiettivo e non ci fermeremo finchè non lo avremo conseguito. Nel contempo, continueremo a lottare per modificare i punti più controversi di una legge, di cui avevamo previsto tutte le ricadute negative che, purtroppo, tante tensioni e conflittualità stanno provocando nelle scuole e che non sono state di certo sanate da un decreto che ha messo solo delle “toppe” ad alcune situazioni critiche.
Ringrazio tutti coloro che, con il loro impegno, anche a costo di sacrifici personali, hanno sostenuto e sostengono la nostra azione. Il loro consenso ci incoraggia a proseguire sulla strada intrapresa che, anche per il prossimo anno scolastico, si preannuncia in salita.
Marco Paolo Nigi
Segretario generale Snals-Confsal