Il 2015 si è chiuso con la forte protesta del mondo della scuola sostenuta da tutti i sindacati che, con la grande manifestazione nazionale del 28 novembre scorso, hanno rivendicato l’apertura del negoziato per un contratto “vero” e dignitoso per gli oltre tre milioni di lavoratori pubblici. Abbiamo puntato il dito contro il ridicolo aumento di 5 euro previsti dalla legge di stabilità, ancor più offensivi dopo un blocco contrattuale di sei anni, e contro i provvedimenti governativi sulla scuola e sulla P.A.. Norme sbagliate e penalizzanti che, oltre a dequalificare il nostro sistema di istruzione e i servizi pubblici, non tengono in alcun conto dei diritti degli operatori scolastici e di tutti i lavoratori pubblici. La legge di stabilità è stata approvata, ma nessuna risposta positiva è giunta dal governo. Per la scuola, in particolare, solo provvedimenti negativi. Non sono state cancellate neppure le misure penalizzanti introdotte dalla legge di stabilità 2015, nonostante gli impegni dell’amministrazione. Confermiamo, pertanto, il nostro giudizio negativo su una manovra che disperde risorse in altri obiettivi, per chiari fini elettorali, e non riconosce il valore delle professionalità e del lavoro nella scuola.
Non intendiamo comunque rassegnarci e continueremo la nostra battaglia, esigendo il puntuale rispetto della sentenza n. 178/2015 della Corte Costituzionale, per ottenere un serio contratto nazionale, come diritto dei lavoratori riconosciuto dalla Costituzione, che restituisca dignità sociale e retributiva. Lo Snals-Confsal, insieme agli altri sindacati, ha già predisposto linee contrattuali rivendicative per la costruzione di una piattaforma per il rinnovo del CCNL, sia per il personale docente, educativo ed Ata che per i dirigenti scolastici, aprendo sui contenuti una vasta campagna di confronto e dibattito. Ciò in attesa della direttiva del governo all’Aran, anche se prima bisogna fare i conti con la riforma Brunetta, che impone di ridurre i comparti da 12 a 4 e di ridisegnare la rappresentanza sindacale.
Sul versante della riforma i nodi stanno venendo tutti al pettine. La tormentata trattativa in corso sulla mobilità del personale ne è un esempio evidente, condizionata com ’è dalle disposizioni della 107.
Lo Snals-Confsal si sta battendo con gli altri sindacati per superare con il negoziato e con incontri a livello politico sia le criticità derivanti dalla legge, sia le rigidità dell’amministrazione. Passi avanti sono stati fatti nel corso del negoziato, ma sono aperture tutte da verificare. Resta comunque inaccettabile per lo Snals-Confsal la chiamata diretta dei docenti da parte del dirigente scolastico e il sindacato continuerà a cercare di far modificare questo e altri nodi critici e contraddittori di una legge che svilisce la scuola e il suo personale.
Basti pensare a come è stato affrontato il tema della stabilizzazione. Le farraginose procedure per le assunzioni previste del piano straordinario e la scarsa trasparenza, hanno provocato malcontento e contenziosi. La nostra richiesta di un piano pluriennale di assunzioni, se fosse stata accolta, avrebbe consentito di realizzare un autentico organico funzionale, ben diverso dall’organico potenziato introdotto dalla 107, che avrebbe risposto alle esigenze dei piani dell’offerta formativa delle scuole e consentito di stabilizzare tutto il personale precario avente diritto su tutti i posti vacanti e disponibili. E invece, nonostante le 85mila assunzioni, nelle scuole continuerà a regnare la precarietà. L’impegno dello Snals-Confsal, insieme con gli altri sindacati, continua anche sul piano giudiziario. Il ricorso promosso contro il decreto sul periodo di formazione e prova dei docenti, fa seguito alle altre iniziative legali già intraprese dai sindacati.
Questo governo ha dichiarato di puntare sulla scuola per la crescita sociale, culturale ed economica del Paese ma, di fatto, ha emanato una legge che riporta la scuola indietro di 40 anni, al ’68. Accanto al sacrosanto diritto allo studio,non viene considerato il dovere, l’obbligo degli studenti di studiare, di impegnarsi, che, in una scuola seria, come noi la intendiamo e come vorremmo che fosse, è fondamentale. Al contrario, la legge di riforma introduce un distorto e burocratico sistema di valutazione che fa diventare gli studenti, da valutati, valutatori degli insegnanti: un altro aspetto inaccettabile!. Proprio sul tema della “centralità di una scuola seria“ abbiamo organizzato, tramite Confsalform, il nostro Ente di formazione, un Convegno che si svolgerà a Roma il 29 gennaio prossimo e vedrà gli interventi di autorevoli esperti e rappresentanti di istituzioni europee e italiane. Vogliamo fare il punto sulla missione della scuola oggi e sulla fondamentale importanza di un’istruzione seria. L’obiettivo è dare un contributo di proposta e di riflessione su tematiche che non possono essere riduttivamente relegate nella sfera gestionale e organizzativa, come autoritariamente si è fatto con la Buona scuola, totalmente carente di respiro culturale, ma coinvolgono aspetti didattici, psicologici, sociali, culturali, sindacali. Perché la scuola, per noi, non è “un’azienda” da gestire, ma luogo di cultura, di conoscenza, dei saperi e i docenti non sono omologabili a dei“dipendenti”, ma svolgono una funzione istituzionale fondamentale per la crescita del capitale umano e del Paese. Il 2016 si apre, pertanto, con rilevanti sfide da affrontare. Lo scenario è molto variegato e richiama l’impegno sindacale su molteplici fronti. Primo fra tutti, lo ribadiamo, il rinnovo del contratto di lavoro, non più eludibile. Siamo infatti più che mai fermamente convinti che senza un contratto che coinvolga e rimotivi il personale, nessuna Buona scuola sarà realizzabile.
L’impegno e il sostegno del sindacato nelle future battaglie che ci attendono non mancheranno, insieme all’augurio sincero che il nuovo anno possa essere per tutti i colleghi e per la scuola italiana proficuo e sereno.
Marco Paolo Nigi
Segretario generale dello Snals-Confsal