Oggi siamo qui per dire al Governo e alla politica che la scuola ha manifestato la volontà di NON FARSI PIU’ PRENDERE IN GIRO.
Sono una presa in giro le annunciate 150.000 assunzioni che rischiano di ridursi a miseri numeri e non sarà del tutto eliminata la distinzione tra ORGANICO DI DIRITTO E DI FATTO.
L’organico della scuola deve essere uno, stabile e pluriennale.
E’ assurdo che la scuola è stata costretta a difendere con manifestazioni e con scioperi gli scatti di anzianità dei docenti e del personale ATA che non sono un privilegio.
Sono soldi del personale della scuola, fanno parte della massa salariale.
Sono il riconoscimento dell’anzianità e dell’esperienza che è un valore, è qualità.
La scuola dice basta alle PAROLE INUTILI, dice basta agli slogan su riforme epocali, sulla “buona scuola”.
Come a dire che quella di oggi è una “scuola non buona”.
E’ grave che lo stesso Governo neghi così l’impegno di chi ci lavora e contribuisca al declino del ruolo dei docenti.
Questa piazza, allora, è unita per dire BASTA alla precarietà e a stipendi inaccettabili.
La scuola pretende FATTI, perchéla scuola è la più grande “infrastruttura” del Paese.
Il primo FATTO è LA STABILIZZAZIONE di tutto il personale precario, docente e ATA, stanco di promesse.
Promesse da parte di una politica che ha sempre usato la scuola per la propria propaganda elettorale e poi l’ha immiserita con politiche fatte di tagli e di riduzione di risorse professionali e finanziarie.
Nessuno si è scandalizzato degli iniziali 8 miliardi di tagli nel triennio 2009-2011, proseguiti poi con tutti i Governi.
Nessuno si è scandalizzato degli oltre 130.000 posti tagliati agli organici con esuberi nel personale di ruolo e mancate assunzioni dei precari.
La scuola non ha ricevuto alcuna solidarietà sociale.
La politica, la finanza, i vari poteri hanno buttato discredito sulla scuola e sulla sua funzione istituzionale, hanno alimentato il disconoscimento del ruolo sociale dei lavoratori della scuola, soprattutto dei docenti.
Una politica che non vuole una scuola fondata sulla serietà degli studi, sull’autorevolezza dei docenti, sul rispetto delle famiglie.
Alla scuola e al suo personale però si è chiesto sempre di più e sempre maggiori sacrifici.
Si è mantenuto il precariato e la distinzione tra organico di diritto e di fatto.
Non sono neppure convenienti per le casse statali!
Lo Stato spende di più in burocrazia, in ammortizzatori sociali, in spese legali, in risorse e spreca milioni di euro nell’assurda procedura di licenziamento e assunzione di oltre 100.000 personeogni anno.
Il primo nostro obiettivo è, dunque, la stabilizzazione del personale, il superamento del precariato.
Non bastano la stabilizzazione dei docenti delle GAE e dei vincitori dell’ultimo concorso.
Vanno eliminate le assurde omissioni del DDL, che sono profondamente ingiuste e che getteranno la scuola nella confusione e in mano alle sentenze della giustizia amministrativa.
La scuola denuncia l’assenza nel piano di stabilizzazione del personale precario ATA, della scuola dell’infanzia, dei docenti aventi diritto, che hanno “legittime aspettative”, dopo anni di malgoverno.
Un malgoverno fatto di decisioni sbagliate e di mancanza di dialogo e di confronto “reale” con la scuola e con i sindacati.
Il Governo vuole fare le riforme in solitudine e con arroganza, come ha fatto per il lavoro, la pubblica amministrazione, come si è fatto con le pensioni.
Se le riforme devono peggiorare la situazione, meglio non farle!
Contrastiamo questa arrogante volontà politica di togliere voce ai lavoratori e al sindacato.
Il Governo vuole rendere più soli i lavoratori!
Il Governo vuole il “singolo” a mercanteggiare la sua sede di servizio e la misurazione delle sue prestazioni, senza regole certe, senza le garanzie della rappresentanza sindacale e della contrattazione collettiva.
Il secondo FATTO che la scuola chiede con forza è il CONTRATTO.
Il Governo pretende di tenere in funzione la scuola di oggi e quella di domani con norme scritte nel 2006 e con stipendi fermi al 2009.
La scuola respinge ogni tentativo di introdurre per legge nuovi obblighi e più pesanti condizioni di lavoro.
Bisogna rinnovare subito i contratti e trovare le risorse per incrementare le retribuzioni di tutto il personale.
I docenti italiani sonostanchi di essere i peggio pagati tra i principali paesi dell’eurozona e di avere la carriera più lunga.
Siamo qui per chiedere una vera svolta nelle politiche della scuola.
Siamo quiperché la scuola sa di essere importante per il destino delle persone, delle giovani generazioni, per il futuro della nostra nazione.
Il Governo deve, ora, riconoscere le ragioni della scuola e non sottrarsi al confronto: punto per punto, questione per questione.
La politica e il Parlamento trovinogli strumenti e i tempi utili per stabilizzare tutto il personale della scuola!
Il Governo faccia finalmente i contratti!
La scuola non si ferma qui!
La nostra voce sarà ancora più forte e unita.
Il 5 maggio la scuola unita proclamerà una grande giornata di sciopero.