La “buona scuola” di Renzi dovrebbe partire da settembre 2015. Nelle 136 pagine del Rapporto molti gli obiettivi ambiziosi, gli annunci di cambiamenti strutturali per l’istruzione del Paese. Si tratta di un documento complesso che si addentra su vari aspetti, da quelli ordinamentali a quelli relativi alla governance delle scuole.
Da una prima lettura, sicuramente sono condivisibili gli obiettivi da tempo rivendicati dallo Snals-Confsal.
In particolare: la stabilizzazione del personale precario e l’introduzione di un organico funzionale pluriennale con il superamento della distinzione tra organico di diritto e di fatto; l’indizione di un nuovo concorso con ricadute positive sia per la continuità didattica che per la stabilità del personale. Va subito chiarito, sgombrando il campo da equivoci, che, malgrado anni di pesanti tagli lineari, sia alle risorse economiche a disposizione delle scuole sia agli organici del personale, che hanno smantellato il sistema, la scuola italiana non era e non è una cattiva scuola, visto che i nostri laureati lavorano nei laboratori e nelle università di tutto il mondo. È una scuola perennemente senza risorse dove gli insegnanti, nonostante stipendi risibili e la scarsa considerazione sociale, hanno continuato a lavorare con senso del dovere e di responsabilità e, con la tenacia tipica di chi sa fare il proprio mestiere,sono sopravvissuti alla raffica di tagli e “riforme epocali” che servivano solo a fare cassa.
La scuola italiana va certo adeguata alle nuove esigenze della società, ma per far questo occorre rendere concreta l’autonomia, riportare la serietà nei percorsi scolastici e restituire a tutto il personale il giusto riconoscimento sia sul piano
sociale che retributivo, valorizzando, non a parole ma nei fatti, l’importanza strategica dell’ istruzione.
Servono risorse e non ci risulta che sia previsto un piano di investimenti per ridare alla scuola la centralità che merita e che tanto si decanta.
Dagli ultimi rapporti il confronto con gli altri paesi europei per quanto riguarda sia la spesa dello Stato per l’istruzione, sia il livello delle retribuzioni degli insegnanti, risulta impietoso. È quindi ormai ineludibile un “cambio di passo” nelle politiche del personale sulla base di un costruttivo dialogo con le organizzazioni sindacali che lo rappresentano.
E invece, eludendo il confronto democratico con i sindacati, sebbene siano previsti interventi su materie che riguardano il rapporto di lavoro, il governo ha affidato il progetto alla solita consultazione on line: questa volta saranno docenti, dirigenti, genitori, studenti ad esprimere opinioni che, visto come è stata condotta la recente consultazione sulla riforma P.A., risultano pilotate e facilmente prevedibili.
Molti altri sono gli aspetti del Piano che suscitano perplessità e sui quali abbiamo espresso le nostre osservazioni che abbiamo inviato al Presidente del Consiglio e al ministro Giannini, auspicando un autentico confronto sulle nostre proposte (vedi le pagine 4 e 5). Tra le forti criticità, - non ultima quella di aver ignorato il personale ATA - stigmatizziamo la cancellazione delle progressioni di carriera per anzianità che, con l’annunciata proroga del blocco dei contratti per il 2015, rappresenta un intervento inaccettabile che colpisce ancora una volta duramente il personale scolastico.
La trasformazione degli scatti di anzianità in “scatti di competenza” -prevista dalle linee guida - da assegnare, dal 2018, solo al 66% dei docenti di ogni scuola che avranno maturato più “crediti didattici, formativi e professionali” nel triennio precedente, risponde alle solite logiche di risparmio e creerebbe, oltretutto, conflitti tra gli insegnanti. Cancellare gli scatti significa, infatti, ridurre in modo consistente la retribuzione fondamentale. E così “l’obolo” della scuola al Tesoro è ancora una volta assicurato! La doppia penalizzazione - blocco del contratto e blocco degli aumenti per anzianità - ci riporta indietro, ai tempi di Tremonti, vanificando tutte le nostre battaglie per salvaguardare un diritto fondamentale della categoria.
Perciò: NO all’eliminazione delle anzianità; SUBITO il rinnovo del contratto di lavoro, fermo al 2009. Chiediamo perciò, al ministro Giannini e al governo tutto, il tempestivo avvio delle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro, con lo stanziamento di adeguate risorse nella prossima legge di stabilità, per affrontare congiuntamente gli aspetti normativi ed economici, compresi quelli legati al riconoscimento della professionalità. Quest’ultimo dovrà tenere conto sia dell’anzianità, riconosciuta peraltro nelle retribuzioni degli altri docenti europei, sia del merito.
Visti i segnali negativi del Governo, lo Snals-Confsal, unitamente agli altri sindacati, ha dato il via alla mobilitazione di tutto il personale della scuola , promuovendo una campagna di assemblee e una raccolta di firme nelle scuole per una petizione “sblocca contratto” da presentare al Presidente del Consiglio. Rivendicare risorse certe, sia per le stabilizzazioni entro l’inizio del prossimo anno scolastico sia per il rinnovo del contratto di lavoro e per il mantenimento
degli scatti di anzianità: questo l’obiettivo prioritario e immediato da conseguire.
Invito tutti, pertanto, a partecipare attivamente alle nostre iniziative sindacali e a sostenerle firmando la nostra petizione: l’unica vera consultazione che da’ voce alla scuola reale.
Marco Paolo Nigi
Segretario generale dello Snals-Confsal