c’era stato da parte sua l’impegno di intervenire presso il Mef per evitare di procedere al recupero delle somme liquidate per la prima e seconda posizione economica del personale ATA e alla decurtazione della retribuzione accessoria dei dirigenti scolastici. Due gravi problemi che il Miur, sempre più piegato ai diktat del Ministero dell’Economia, con il decreto legge n. 3, in iter parlamentare, ha volutamente ignorato, come non ha affrontato la questione del blocco dell’anzianità per l’anno 2013, limitandosi ad annullare la restituzione delle somme percepite per gli scatti stipendiali nell’anno scorso. Una querelle che ha sfiorato il ridicolo, risolta dopo la nostra alzata di scudi. Ma il sindacato può ritenersi soddisfatto dell’azione di governo sulla scuola solo perché l’esecutivo ha fatto marcia indietro su una grave penalizzazione per il personale? Certamente no. E i fatti che sono seguiti confermano il nostro diniego. Alle richieste pressanti dei sindacati di non dar luogo a provvedimenti ingiusti e punitivi nei confronti del personale ATA e dei dirigenti scolastici, l’amministrazione ha risposto invitando il Ministero dell’Economia a sospendere il pagamento del beneficio per incarichi aggiuntivi svolti dal personale ATA e a procedere al recupero, da settembre 2013, delle somme corrisposte negli anni 2011/12 e 2012/13.
Recuperare retroattivamente compensi già erogati che – lo abbiamo ripetuto più volte in tutte le sedi – non sono “aumenti”, ma emolumenti per prestazioni aggiuntive, previste dalle vigenti norme contrattuali, significa “rapinare” lavoratori che, dopo una selezione e un corso di formazione, hanno svolto negli anni scorsi incarichi indispensabili per il supporto all’utenza e per un efficace funzionamento delle scuole. Altrettanto inaccettabile è la decurtazione del fondo unico nazionale che comporterà una riduzione della retribuzione accessoria dei dirigenti scolastici, a fronte di pesanti responsabilità e crescenti carichi di lavoro legati ai processi di dimensionamento della rete scolastica e all’innovazione didattica,organizzativa e gestionale.
Siamo immediatamente intervenuti con iniziative concrete, sia sul piano politico che sindacale, a sostegno dei diritti contrattuali del personale, sempre più lesi da questo governo che non esita a mettere a repentaglio la stessa organizzazione scolastica quotidiana e persevera, sulle orme dei predecessori, nel considerare l’istruzione e i suoi lavoratori soltanto come costi da tagliare e come un bacino dove rastrellare fondi per risanare il deficit pubblico.
Sul piano specificamente sindacale abbiamo proclamato lo sciopero dei dirigenti scolastici per il 14 febbraio con manifestazione nazionale a Roma; per il personale ATA abbiamo attivato le procedure di conciliazione previste dalla legge prima dello sciopero. Sul piano politico, nel corso dell’ audizione al Senato per la conversione in legge del decreto sugli automatismi stipendiali, il sindacato ha rappresentato le sue richieste alla base della vertenza. Quattro le principali rivendicazioni:
1) l’immediata emanazione della direttiva all’Aran per l’apertura dell’apposita sessione negoziale per il recupero degli scatti del 2012 - in analogia con quanto è avvenuto per la validità del 2010 e del 2011- e il ripristino ai fini della carriera dell’anno 2013, bloccato dal governo: blocco che, oltretutto, provoca un “rallentamento” della progressione economica per anzianità prevista dal contratto;
2) il tempestivo rinnovo del contratto di lavoro, sia giuridico che economico, ormai fermo da sette anni, che rispetti il principio per noi indiscutibile dell’anzianità di servizio, un valore legato all’esperienza professionale riconosciuto in tutti i paesi europei;
3) blocco del provvedimento che prevede la restituzione delle somme percepite dal personale ATA e introduzione nella legge di conversione del decreto n. 3 di una norma di interpretazione autentica che ripristini tutte le posizioni economiche ATA ;
4) sblocco dei contratti integrativi regionali per la retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti scolastici con la piena disponibilità dei fondi già quantificati da dicembre 2012, e un provvedimento legislativo ad hoc che risolva la questione.
Se la strada degli emendamenti non risultasse sufficiente attiveremo anche iniziative giurisdizionali nei confronti dell’amministrazione che, senz’altro, risulterà soccombente.
Come si vede, numerosi sono i “fronti” aperti che impegnano il sindacato contro provvedimenti che dimostrano in tutta evidenza la volontà politica di continuare ad appiattire e tagliare sempre di più le già basse e mortificanti retribuzioni del personale scolastico.
Se l’unica regola è la mancanza di rispetto per le regole, ci riferiamo in questa sede a quelle contrattuali, il sistema scolastico fa fatica a migliorare e a diventare più europeo. Servirebbero scelte politiche coraggiose e innovative, non proclami elettorali che, a parole, vogliono “rimettere l’istruzione in cima alle priorità” mentre, nei fatti, assistiamo a questi continui, assurdi colpi di mano che il fronte sindacale cerca di arginare con tutte le forze per difendere le retribuzioni del personale e quanto stabilito dai contratti. I diritti contrattuali e retributivi del personale scolastico non devono essere intaccati.
Questo è e resta il nostro compito primario e a tal fine, in mancanza di risposte concrete, continueremo a porre in essere tutte le iniziative sindacali, politiche e legali che riterremo più opportune per risolvere la vertenza.
La grande mobilitazione che coinvolgerà tutto il personale della scuola è solo l’inizio.
Marco Paolo Nigi
Segretario generale dello Snals-Confsal