Rientrata la crisi politica, il governo Letta ha ottenuto la fiducia delle Camere. Si aprono nuovi scenari per l’intero sistema politico e istituzionale. La stabilità e la continuità sembrano per ora garantite, anche se il pericolo che l’Italia finisca sotto commissariamento dall’UE, proprio mentre sta per essere varata la legge di stabilità, non è scongiurato. Auspichiamo vivamente che “il cambio di passo” promesso dal premier Letta riguardi anche la scuola e il pubblico impiego in generale.
Il nostro scetticismo è giustificato dal fatto che né i programmi né le risposte fin qui offerte dal suo governo, per risolvere i problemi che gravano sui dipendenti pubblici, sono sufficienti. In un tessuto sociale sfibrato dalla crisi che ha impoverito famiglie e imprese, migliaia di lavoratori pubblici, tassati pesantemente a causa della crescente pressione fiscale, per effetto del blocco dei rinnovi contrattuali dal 2009 hanno ormai un potere d’acquisto ridotto all’osso e gran parte della categoria con redditi medio bassi si trova in una fascia sociale a rischio povertà. L’aumento dell’aliquota Iva costituisce un’ulteriore ingiustizia per lavoratori, pensionati e famiglie, mentre, a nostro avviso, sarebbe stato possibile evitarlo recuperando una piccola parte dei 36 miliardi di evasione dell’imposta stessa. Per la scuola, in particolare, doppia penalizzazione, perché oltre al blocco contrattuale è ancora congelata l’erogazione degli scatti di anzianità e si è in attesa della relativa certificazione delle risorse. Nella nota di aggiornamento del Def, il documento di economia e finanza 2013, nel paragrafo dedicato alla scuola, non si prevedono né aumenti stipendiali, né scatti di anzianità, ma si interviene unilateralmente sulle articolazioni delle carriere dei docenti, dando il via a “un sistema di valutazione delle prestazioni professionali collegato a una progressione di carriera svincolata dalla mera anzianità di servizio”. L’obiettivo, quindi, è legare lo stipendio dei docenti al merito, senza peraltro precisarne i criteri, e a costo zero. Sono scelte che denotano “l’attenzione” riservata alla scuola e al lavoro dei suoi operatori, tanto sbandierata da questo governo.
Esprimiamo tutto il nostro dissenso nel merito e nel metodo. Non accetteremo mai di partecipare ad un negoziato che riguardi solo la parte normativa del contratto e senza alcun adeguamento degli stipendi al costo della vita, cresciuto a dismisura. E rivendichiamo che la valorizzazione professionale debba essere negoziata e con risorse aggiuntive rispetto agli aumenti stipendiali. L’abolizione degli scatti è, oltretutto, in netta controtendenza con quanto avviene in eurozona, dove l’anzianità conserva un importante riconoscimento. Vale la pena poi di ricordare che per il recupero degli scatti 2010 e 2011 sono state utilizzate risorse della scuola, frutto di sacrifici pesantissimi del personale docente e ATA, prima con i tagli agli organici e poi con la riorganizzazione della rete scolastica, con la creazione generalizzata di istituti comprensivi e di ingestibili mega-istituzioni scolastiche, che hanno provocato notevoli disagi e aggravio di lavoro per tutti gli operatori.
Il metodo dell’incursione legislativa nelle materie di riserva contrattuale è divenuto ormai una prassi. Nel decreto per l’istruzione, accompagnato da una fin troppo clamorosa campagna mediatica, sono previsti percorsi obbligatori di formazione per i docenti: si introduce, così,
un nuovo obbligo di servizio, senza precisare il tetto orario né relative retribuzioni, rispetto a quanto previsto dal vigente contratto. Non possiamo, quindi, non esprimere preoccupazione per le ingerenze ‘aziendaliste’ del Governo, che sostanzialmente ha tradito le aspettative del Ministro Carrozza che all’inizio dell’anno scolastico aveva parlato di centralità dell'istruzione da sostenere finanziariamente. Se questa è la rotta che continuerà a seguire il governo Letta, pur consapevoli della criticità della situazione italiana, si aprirà una difficile stagione contrattuale. Le nostre rivendicazioni le abbiamo espresse chiaramente. Chiediamo al nuovo esecutivo l’apertura del negoziato per il rinnovo del contratto, reperendo le risorse già nella prossima legge di stabilità; il pagamento degli scatti di anzianità 2012 e i relativi arretrati; la defiscalizzazione delle retribuzioni e delle pensioni; la concreta attuazione dell’organico funzionale previsto dalla legge; la valorizzazione complessiva del sistema scuola con riferimento anche a quella professionale ed economica di docenti, dirigenti, ATA; la soluzione del problema degli inidonei. Su queste rivendicazioni sarà incentrata la manifestazione congiunta dei rappresentanti delle sigle firmatarie del contratto, prevista per il 28 ottobre a Roma, presso il Centro Congressi Cavour. Una vertenza unitaria, che sappiamo condivisa da tutta la categoria, per richiamare l’attenzione del Governo e delle forze politiche sulla scuola e sulle sue priorità. Ci auguriamo di ricevere risposte concrete. Non vorremmo che alla stagione dei tagli seguisse la stagione della mobilitazione e della lotta.
Marco Paolo Nigi
Segretario generale Snals-Confsal