Dopo il parere contrario della 7a Commissione del Senato all’Attodel Governo che proroga il blocco della contrattazione per i pubblici dipendenti, è arrivato come una doccia fredda il parere favorevole delle Commissioni Affari Costituzionalie Lavoro della Camera dei Deputati. Nel mio precedente editoriale ho esposto la netta contrarietà del sindacato a un tale provvedimento che per il personale della scuola è doppiamente penalizzante perché, oltre al blocco del contratto, colpisce anche gli aumenti di anzianità, previsti dal contratto vigente e quindi già finanziati.
Lo Snals, in sinergia con la Confsal, ha fatto presente al Governo e al Parlamento i principi forti dell’equità e della legittimità, argomentando che l’ulteriore blocco dei rinnovi contrattuali non solo è inaccettabile, ma non è proponibile proprio per ragioni di sostenibilità economica, giuridica e sociale. Specialmente in una fase recessiva come l’attuale che attanaglia il Paese, al limite del collasso, nella quale i consumi sono in discesa libera a causa del crollo del potere d’acquisto delle famiglie e un fisco oppressivo soffoca imprese e lavoratori e scoraggia investimenti e crescita. Nonostante la Commissione europea abbia dichiarato chiusa la procedura d’infrazione dell’Italia per deficit eccessivo, e quindi il nostro Paese sembra uscire finalmente dal tunnel, moltissime sfide reclamano attenzione, volontà politica e impegno.
La strada è tutta in salita. Sono necessarie risorse per i precari della scuola e della pubblica amministrazione che attendono una definitiva stabilizzazione; servono risorse per l’occupazione giovanile che ha raggiunto livelli allarmanti: il lavoro è la vera emergenza sociale e, senza lavoro, non c’è crescita. Il Consiglio europeo che si sta svolgendo in questi giorni, dovrà assicurare fatti concreti a sostegno dell’occupazione se vuole dare una prospettiva ai giovani in un contesto di crescita economica e di sviluppo (vedi intervista a pag. 3, n.d.r.).
E servono risorse per il rinnovo dei contratti di lavoro fermi al 2009. Sono queste solo alcune delle priorità che lo Snals e la nostra confederazione hanno indicato nei rispettivi manifesti politici e, in particolare, la Confsal ha chiesto un Nuovo Patto per la crescita e l’occupazione, proprio incentrato su lavoro e riforma fiscale. Due priorità ormai indifferibili. Purtroppo, oltre alle difficoltà nel trovare risorse secondo noi reperibili, se ci fosse la volontà politica di intervenire con efficaci strumenti anti evasione non possiamo non registrare un colpevole disinteresse “politico” anche da parte del Governo Letta rispetto ai problemi dei lavoratori del pubblico impiego e della scuola, in particolare.
L’ennesima riprova arriva dal decreto governativo “del fare”. Nel provvedimento è previsto che, per coprire le maggiori assunzioni nel settore universitario, vengano utilizzati i risparmi derivanti dalla riduzione dei fondi per gli appalti delle pulizie che le scuole dovranno rinnovare a un prezzo più basso. La nostra battaglia contro l’onerosa esternalizzazione dei servizi aveva ben altra finalità: utilizzare i risparmi per recuperare posti di lavoro per i collaboratori scolastici, estremamente penalizzati dai tagli degli organici. Le economie derivanti da questa operazione, sicuramente meno costosa dei servizi esternalizzati, avrebbero così rifinanziato il sistema scolastico. La nostra linea, a riguardo, è sempre stata chiara: i tagli alla scuola devono essere reinvestiti nel comparto.
Pur valutando quindi positivamente le nuove assunzioni per il settore universitario, riteniamo, tuttavia, che il testo del decreto-legge, nel corso del suo iter parlamentare di conversione, debba essere modificato e ci attiveremo in questa direzione.
Ora, peraltro, circolano voci attendibili che il Governo vorrebbe attuare, col provvedimento legislativo in corso di definizione, un prelievo forzoso dalle risorse economiche che sono destinate alla valorizzazione delle professionalità e al recupero della validità dell’anno 2012 ai fini della progressione di carriera.
Se così fosse i fatti smentirebbero clamorosamente le dichiarazioni del Ministro che aveva affermato la necessità di investire nell’istruzione e di apportare miglioramenti anche economici agli operatori scolastici italiani. Così facendo il Governo andrebbe nella direzione opposta a quella auspicata dall’OCSE che, anche nel recente rapporto, ha denunciato la mancanza di investimenti per la scuola e per il personale che fruisce di retribuzioni tra le più basse d’Europa.
Tornando al blocco dei contratti, lo Snals, quale federazione autonoma maggiormente rappresentativa dei lavoratori della scuola, rinnova la richiesta del ritiro dell’atto governativo e invita il Governo ad aprire le trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro. Aderisce pertanto alla mobilitazione proclamata dalla Confsal, e, in relazione alle decisioni che saranno adottate dal Governo, assumerà tutte le necessarie iniziative di lotta che potranno avere effetti anche sull’avvio del prossimo anno scolastico.
Marco Paolo Nigi
Segretario generale dello Snals-Confsal