Dal nostro recente Consiglio Nazionale è partito un messaggio chiaro al nuovo Governo: è di primaria importanza arginare gli effetti della crisi e imprimere un cambiamento di rotta alle politiche finora basate esclusivamente sul rigore e sull’aumento della pressione fiscale, eludendo gli obiettivi di crescita e di equità. E poiché per l’Italia, secondo quanto evidenzia la Commissione UE, “non ci sono segnali di ripresa a breve”, il nuovo Governo e il nuovo Parlamento dovranno obbligatoriamente agire nell’interesse del Paese, nel rispetto dei principi e dei valori della Carta Costituzionale, assumendo come priorità di intervento la crescita economica e occupazionale che costituisce la più grave.
L’istruzione al centro dell’agenda politica
Le sfide dell’occupazione e dell’equità sono infatti centrali per lo sviluppo e la coesione sociale. Centralità del lavoro, quindi, come ha richiesto a gran voce la nostra Confederazione e, contestualmente, centralità dell’istruzione e della formazione, che in quella carta trovano tutti il loro fondamento.
Le nostre idee e i nostri programmi non sono di oggi.
Già nella fase preelettorale lo Snals-Confsal aveva inviato alle forze politiche in competizione un cartello politico-programmatico dove sono enunciate non solo le rivendicazioni per l’istruzione e la formazione, per la ricerca e l’innovazione tecnologica, ma anche proposte concrete per conseguire obiettivi di cambiamento e di sviluppo del sistema educativo. Che noi realmente consideriamo leva fondamentale per la crescita del Paese.
I contenuti di quel manifesto sono stati rilanciati dal Consiglio Nazionale affinché il nuovo Esecutivo e il nuovo Parlamento puntino sulla scuola come investimento strategico e trovino nel bilancio dello Stato le risorse necessarie, come altri paesi europei hanno fatto, pur nelle difficoltà dei mercati finanziari internazionali. Lo dimostrano i risultati positivi raggiunti che hanno portato, in quei paesi, ad un miglioramento generale delle condizioni sociali ed conomiche. Le risorse necessarie potrebbero derivare, ad esempio, da una lotta più incisiva agli sprechi e da un’efficace lotta all’evasione e all’elusione fiscale, da considerare reati penali, prevedendo, quindi, un inasprimento delle pene come da tempo reclama la Confsal. Chi non paga le tasse deve essere punito perché danneggia lo Stato nella sua globalità: le
leggi ci sono, basterebbe applicarle. Il nodo centrale è proprio quello delle risorse. Per quanto riguarda la scuola, oltre alla necessità di investimenti sul piano didattico-amministrativo e dell’innovazione tecnologica, è categoricamente prioritario mettere in sicurezza le scuole, considerata la situazione di degrado in cui si trova la maggior parte degli edifici scolastici, con conseguente rischio per l’incolumità di studenti e operatori.
Purtroppo le ripetute tragedie e i numerosi incidenti testimoniano in tutta la sua drammatica evidenza la gravità del problema (vedi in proposito l’intervista in questa pagina, n.d.r.). Servono risorse per adeguare le retribuzioni del personale della scuola che, oltre a percepire gli stipendi più bassi in Europa, ha il contratto di lavoro fermo al 2009, con conseguente perdita vertiginosa del potere d’acquisto, acuita dall’elevata tassazione sul reddito che colpisce anche i pensionati. Il gap tra lo status retributivo del personale della scuola italiana e quello dei colleghi europei, è sempre più marcato. Il rinnovo di tutti icontratti nazionali del pubblico impiego dovrà pertanto essere affrontato con urgenza nella prima fase della legislatura.
Sul piano delle politiche scolastiche i primi interventidel nuovo Esecutivo dovranno riguardare l’attuazione integrale del piano triennale di stabilizzazione del personale con la copertura di tutti i posti vacanti e disponibili e l’attuazione dell’organico pluriennale di istituto e di rete del personale docente e ATA, previsto dal decreto sulle semplificazioni e completamente disatteso. Eliminare la dannosa distinzione tra organico di diritto e di fatto per un unico organico è stata una nostra battaglia e una nostra conquista: la legge c’è e va applicata senza ulteriori ritardi (vedi articolo sotto, n.d.r.). Occorre inoltre sbloccare le immissioni in ruolo del personale ATA, modificare il sistema di reclutamento dei docenti, considerato che l’attuale meccanismo si è rivelato troppo farraginoso e fonte di conflitti e contenziosi. Alla luce di queste che sono solo alcune delle impegnative questioni aperte da affrontare e risolvere, rivolgiamo un appello al neo Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, affinché si faccia portavoce delle istanze del mondo della scuola, dell’università e della ricerca e delle categorie che vi operano, per un effettivo rilancio di questi settori, mediante interventi che pongano al centro la serietà degli studi e la valorizzazione professionale ed economica di tutto il personale.
Il Presidente del Consiglio Letta nel suo discorso programmatico ha parlato a più riprese di cambiamento e si è assunto l’impegno di non tagliare sulla cultura, sull’università e sulla ricerca, pena le sue stesse dimissioni. Ne prendiamo atto, ma affermiamo con forza che questo è il momento di passare dalle rituali promesse e dalle dichiarazioni - di cui la scuola italiana è stanca - agli atti concreti, assumendo decisioni responsabili e risolutive. Nei primi 100 giorni di Governo, purtroppo, non c’è traccia di provvedimenti per la scuola. Indubbiamente la situazione sociale ed economica è difficile e complessa, ma un segnale dell’auspicata inversione di tendenza si può e si deve dare. Sarà proprio sui fatti - meno tasse, meno evasione, meno corruzione e meno sprechi, ma più lavoro, più crescita, più istruzione - che si misurerà la reale governabilità del Paese.
Marco Paolo Nigi
Segretario generale dello Snals-Confsal